mercoledì 2 aprile 2025

Corso di storia della filosofia: 93 Kirkegaard 1813

Soren Kirkegaard 1813

Contesto Biografico e Spirituale

Søren Kierkegaard nacque il 5 maggio 1813 a Copenaghen, in una famiglia profondamente religiosa e segnata da una visione pietistica della vita cristiana. Il padre, Michael Pedersen Kierkegaard, era un uomo colto, severo e ossessionato dal senso di colpa e dalla consapevolezza del peccato, influenze che plasmarono profondamente la mente del giovane Søren. Kierkegaard studiò teologia all’Università di Copenaghen, ma presto si distaccò dalle forme istituzionalizzate della religione per inseguire una visione più intima e radicale della fede.

Filosofia dell’Esistenza

Kierkegaard è considerato il primo filosofo dell’esistenza perché sposta l’attenzione dalla totalità astratta della realtà (come faceva Hegel) all’individuo concreto, in carne e ossa, posto di fronte all’angoscia, alla scelta e alla fede.

1. L’individuo come verità

Kierkegaard insiste sull’importanza dell’individuo: non esiste verità oggettiva che possa sostituire l’esperienza soggettiva. La verità, per lui, è una questione di esistenza: si "diventa" la verità vivendola.

2. Angoscia e libertà

Nel saggio Il concetto dell’angoscia (1844), Kierkegaard definisce l’angoscia come la vertigine della libertà: l’uomo, essendo libero di scegliere, sperimenta il peso del possibile e dell’infinita responsabilità. L’angoscia non è un sintomo patologico, ma una dimensione strutturale della condizione umana.

3. La fede come paradosso

In Timore e tremore (1843), Kierkegaard analizza la figura di Abramo, pronto a sacrificare suo figlio Isacco per obbedire a Dio. Questo gesto rappresenta il "paradosso della fede": un atto irrazionale, incomprensibile all’etica umana, ma giustificato in un rapporto assoluto con l’Assoluto.

Gli Stadi dell’Esistenza

Kierkegaard identifica tre stadi dell’esistenza, che rappresentano diverse modalità di vivere la propria vita:

  • Estetico: caratterizzato dalla ricerca del piacere, dell’arte, della bellezza, ma segnato dalla disperazione nascosta dietro la noia e la mancanza di senso.
  • Etico: l’individuo riconosce la responsabilità morale e si impegna nella società, nel matrimonio, nel lavoro. Tuttavia, anche questo stadio può condurre alla disperazione, se manca un rapporto autentico con Dio.
  • Religioso: lo stadio supremo, dove si accetta la propria finitezza e si stabilisce un legame diretto con Dio attraverso la fede. È lo stadio del “salto” nell’irrazionale, nel paradosso.

Scrittura e Pseudonimi

Kierkegaard pubblicò molte delle sue opere sotto pseudonimi, come Johannes de Silentio, Anti-Climacus, Victor Eremita. Questo metodo serviva a evitare l’autorità dell’autore, presentando diverse prospettive su problemi esistenziali senza imporre una dottrina univoca.

Eredità e Influenza

Anche se poco compreso durante la sua vita, Kierkegaard ha avuto un’enorme influenza su filosofi e teologi del Novecento, tra cui Martin Heidegger, Karl Jaspers, Jean-Paul Sartre e Paul Tillich. La sua enfasi sulla soggettività e sulla fede come relazione personale con Dio ha anticipato molte questioni dell’esistenzialismo e della teologia contemporanea.

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