domenica 20 aprile 2025

Corso di storia della filosofia: 100 Wittgenstein 1889

 Ludwig Joseph Wittgenstein 1889

Ludwig Joseph Wittgenstein (Vienna, 1889 – Cambridge, 1951) è una delle figure più affascinanti e influenti della filosofia del Novecento, un pensatore capace di rivoluzionare per ben due volte il nostro modo di concepire il linguaggio.

Abbandonati gli studi di ingegneria a Manchester per seguire la sua vera passione – la logica e i fondamenti della matematica – nel 1912 approda a Cambridge, dove diventa allievo di Bertrand Russell. La Prima guerra mondiale lo vede ufficiale nell’esercito austriaco; poi, tra il 1920 e il 1926, insegna nelle scuole elementari. Nel 1929 torna a Cambridge e, dal 1939, ricopre la cattedra di filosofia, prima di dimettersi nel 1947 per dedicarsi interamente alla ricerca. Dal 1938 è cittadino britannico.

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Il suo pensiero attraversa due grandi fasi.
La prima, racchiusa nel capolavoro Tractatus logico-philosophicus (1922), indaga la natura del linguaggio come specchio della realtà. Wittgenstein immagina un “linguaggio perfetto”, in cui ogni proposizione elementare corrisponde a un fatto semplice, un dato immediato dell’esperienza. La scienza, così, sarebbe l’insieme di tutte queste proposizioni empiriche; la logica e la matematica pura, prive di contenuto empirico, sarebbero tautologie, cioè “pseudo-proposizioni”. Le affermazioni filosofiche tradizionali, non riconducibili a nessuna di queste categorie, sarebbero invece “senza senso” o “insensate”. La filosofia, per Wittgenstein, non è una dottrina ma un’attività: mostrare la struttura logica di ciò che si dice, fino a spingersi là dove il linguaggio non può più arrivare. Da qui la celebre conclusione: «Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere».

La seconda fase, sviluppata durante il suo insegnamento a Cambridge e raccolta nelle opere postume come Ricerche filosofiche (1953), abbandona l’idea di un linguaggio unico e perfetto per rivolgersi al linguaggio quotidiano. Wittgenstein introduce il concetto di giochi linguistici: così come esistono giochi diversi, ciascuno con regole proprie, anche il linguaggio si articola in una molteplicità di usi, ciascuno con la sua logica interna. Non ha senso cercare un’essenza unica del linguaggio; il significato delle parole nasce dall’uso concreto che ne fa chi parla. Il filosofo diventa così una sorta di “terapeuta” concettuale, impegnato a sciogliere le confusioni che nascono da un uso impreciso del linguaggio, specialmente in campi come la psicologia e il dibattito mente-corpo.

Il Tractatus influenzò profondamente il Circolo di Vienna e, in particolare, Moritz Schlick; la seconda fase, invece, segnò in profondità la filosofia anglosassone e diede impulso a nuovi sviluppi nel pensiero del linguaggio. Le interpretazioni più recenti, però, invitano a leggere Wittgenstein nella sua interezza, riconoscendo non solo la sua appartenenza alla filosofia analitica, ma anche il legame con la ricca tradizione culturale mitteleuropea e viennese, dove la dimensione etica occupa un ruolo centrale, accanto a quella logica e linguistica.

Un pensatore complesso, radicale, eppure sorprendentemente vicino alla vita reale di chi parla e ascolta: per Wittgenstein, capire il linguaggio significa capire noi stessi.


Corso di storia della filosofia: 111 Lacan 1901

Jacques Lacan 1901

Jacques Lacan (1901 – 1981) è stato uno psichiatra e filosofo francese nonché uno dei maggiori psicoanalisti.
Studiò medicina, specializzandosi poi in psichiatria alla scuola di G. Clérambault. Si laureò in psichiatria nel 1932 con una tesi su "La psicosi paranoica nei suoi rapporti con la personalità". In seguito fu allievo di Alexandre Kojève.
Fu anche uno strutturalista e basò molte delle sue teorie, oltre che sulle opere di Sigmund Freud, anche sulle teorie linguistiche di Ferdinand de Saussure. Celebre la sua tesi secondo la quale l'inconscio sarebbe "strutturato come un linguaggio"; da qui la centralità dell'attenzione alla veicolazione di significati attraverso la comunicazione verbale nella teoria della tecnica lacaniana. Importante anche la sua teorizzazione relativa alla "fase dello specchio".
Lacan, pur essendo considerato da molti un innovatore del pensiero freudiano, dichiara di voler "tornare all'insegnamento originario di Freud" e malgrado sia stato sconfessato più di una volta dalle istituzioni freudiane ortodosse si è sempre proclamato l'unico vero interprete dell'insegnamento di Freud.
Le sue complesse tesi, più che essere organizzate in modo organico in libri, vennero esposte nei suoi famosi seminari del mercoledì, tenuti dal 1953 fino al 1980.
Le sue opere principali comunque sono state pubblicate con il titolo Scritti nel 1966.
Lacan è stato criticato per la mancanza di chiarezza dei suoi scritti (fra gli altri da Martin Heidegger, che li riteneva incomprensibili e che commentò sul suo conto: "questo psichiatra ha bisogno di uno psichiatra") e per l'utilizzo, ritenuto ingiustificato, di concetti provenienti dalle scienze pure. Nel loro libro Imposture intellettuali, i fisici Alan Sokal e Jean Bricmont citano fra l'altro come Lacan paragoni il fallo alla radice quadrata di -1.

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