David Kellogg Lewis (1941–2001)

1. Una porta aperta sulle alternative:
chi era Lewis (in poche parole)
David K. Lewis è stato un filosofo americano che ha rivoluzionato la metafisica e la filosofia del linguaggio negli anni Settanta–Ottanta. Se c’è una parola che ricorre, parlando di Lewis, è possibilità: la sua ambizione non era soltanto spiegare il mondo in cui viviamo ma anche offrire una teoria rigorosa e ricca di senso per parlare di altri mondi possibili, cioè per rendere teoricamente intelligibili frasi come “Potevo venire” o “Se Napoleone avesse vinto…”.
Le sue opere più note includono Convention (sulla natura delle convenzioni linguistiche e sociali), Counterfactuals (sulla logica e la semantica delle proposizioni controfattuali) e soprattutto On the Plurality of Worlds (dove espone la sua famosa dottrina del modal realism — i mondi possibili come realtà concrete).
2. Il nucleo che fa discutere: il “modal realism” (i mondi possibili come reali)
Immagina un corridoio con infinite porte: ciascuna porta conduce a una versione diversa della realtà in cui le cose sono andate in modo leggermente o molto diverso. Per Lewis, queste «stanze» non sono mere astrazioni, comodi strumenti di linguaggio o modelli matematici: sono realtà concrete, complete e autonome. Il nostro mondo è semplicemente uno di quei mondi, quello in cui capitano queste specifiche combinazioni di fatti. Gli altri mondi non sono copie fittizie: sono tanto "reali" quanto il nostro, ma non sono collegati causalmente a noi.
Questa è una tesi radicale e intuitivamente strana: sembra moltiplicare l’essere in modo spropositato. Lewis la propone perché, a suo avviso, essa semplifica enormemente molte teorie filosofiche: anziché introdurre una nozione primitiva e oscillante di possibilità, si spiega il linguaggio modale (potere, dovere, possibilità) semplicemente parlando di cosa è vero nei mondi vicini o simili al nostro.
3. Contro il “trans-world identity”: la teoria dei counterparts
Un problema concreto: cosa vuol dire dire “Alice poteva essere una pianista”? Non è realistico pensare che la stessa Alice esista letteralmente in due mondi diversi. Lewis propone quindi la teoria dei counterparts: quando diciamo che Alice avrebbe potuto suonare il pianoforte, diciamo che in alcuni mondi esistono individui molto simili ad Alice (i suoi “counterparts”) che suonano il pianoforte. Non è identità numerica attraverso mondi (che crea paradossi), ma somiglianza relazionale.
Esempio narrativo: pensa a una serie di fotogrammi di vite alternative; in ogni fotogramma c’è una persona che ricorda Alice: stessa altezza, stessi interessi, ma differenze minori. Quando parliamo di possibilità rispetto ad Alice, stiamo riferendoci a ciò che succede a uno di questi fotogrammi “correlato” a lei.
4. I “counterfactuals”: come dare senso alle frasi «Se… allora…»
Una delle grandi conquiste di Lewis è la teoria semantica dei controfattuali (frasi del tipo “Se X fosse accaduto, allora Y sarebbe accaduto”). Più che scartare la grammatica comune, Lewis la formalizza e la commenta con precisione.
Lewis rende questo intuibile con esempi: la frase “Se quella fiammella fosse caduta sull’erba secca, la siepe sarebbe bruciata” è vera perché nei mondi più vicini in cui la fiammella cade, la siepe prende fuoco, mentre nelle varianti più lontane e improbabili (miracoli che impediscono la combustione) la situazione cambia ed esse non contano nella valutazione.
Cosa decide la somiglianza? Lewis propone regole di priorità: preservare leggi naturali ha peso maggiore che preservare particolari accidentali; si preferisce meno “miracoli” e mantenere ordine causale, salvo che ciò richieda enormi variazioni in altri aspetti.
5. Filosofia del linguaggio: convenzioni, significato e uso
Lewis non si è occupato solo di mondi possibili; è stato anche un pensatore fondamentale su linguaggio, convenzione e significato. Nel suo Convention: A Philosophical Study (1969) l’idea è brillante nella sua semplicità: le convenzioni (p. es. “si guida a destra”) sono soluzioni stabili e coordinative a problemi di interazione sociale. Non sono solo regole arbitrali: sono risposte alle difficoltà pratiche del coordinamento.
Nel linguaggio, Lewis ha sviluppato teorie che spiegano come le parole acquisiscano il loro significato attraverso pratiche condivise, segnali e aspettative reciproche. La sua impostazione è al crocevia tra semantica formale e teoria dei giochi: significato come equilibrio convenzionale che emerge da scelte strategiche ripetute.
6. Una voce anche per la scienza del quotidiano: esempi concreti
Per rendere tutto più vivido, ecco alcuni esempi pratici:
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Counterfactual familiare: “Se ieri avessi preso l’autobus, sarei arrivato in orario.” Lewis direbbe: considera i mondi più simili al nostro in cui la mia scelta è diversa; se in quelli la conseguenza (arrivare in orario) si verifica, allora la frase è vera.
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Modal realism in fiction: quando leggi un romanzo di alternative storiche (es. “E se l’Asse avesse vinto la guerra?”), Lewis suggerisce che queste storie descrivono mondi che, nella sua teoria, sarebbero concreti tanto quanto il nostro.
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Convezione linguistica: il fatto che in Italia si usi la parola “ciao” come saluto è una convenzione: nessuna legge naturale lo impone, ma è la soluzione condivisa a un problema di identificazione e cortesia.
7. Critiche e risposte: l’argomento dell’«eccedenza ontologica»
La reazione più immediata a Lewis è stata: «Ma così moltiplichi l’esistenza!» Molti filosofi l’hanno accusato di eccesso ontologico, ossia di introdurre troppi enti inutili. Lewis rispondeva che la misura di una teoria non è solo quanti enti sommati conta, ma quanto la teoria semplifica e unifica la nostra comprensione. Se l’ipotesi dei mondi possibili permette di spiegare molte cose con poche regole uniformi (counterfactuals, modali, significato), allora è giustificata.
Un'altra obiezione riguarda l’intuizione morale o emotiva: molti trovano inquietante che i mondi si moltiplichino così senza criterio. Lewis, consapevole della stranezza, fu esplicitamente “provocatorio”: la sua ambizione era rendere l’analisi filosofica più potente e meno incline all’appello a nozioni oscure e primitive.
8. Influenza: perché Lewis conta ancora oggi
Le idee di Lewis sono diventate strumenti standard in molte discipline. La semantica dei controfattuali è fondamentale in filosofia della scienza, in teorie causali (anche in statistica e machine learning si ragiona spesso in termini di "mondi alternativi" o simulazioni), e il concetto di mondi possibili è ormai parte del vocabolario di filosofi, linguisti e teorici della letteratura. Anche se il “modal realism” completo non è l’opzione preferita di tutti, la sua chiave interpretativa ha aperto prospettive e metodologie nuove: ha costretto filosofi e linguisti a parlare con maggiore chiarezza di possibilità, condizioni ipotetiche e significato.
9. Letture raccomandate (per approfondire)
- Convention: A Philosophical Study — David K. Lewis (1969). Studio classico su norme e coordinazione.
- Counterfactuals — David K. Lewis (1973). Il testo fondamentale sulla semantica dei controfattuali.
- On the Plurality of Worlds — David K. Lewis (1986). Esposizione sistematica del modal realism.
- Raccolte di saggi: Philosophical Papers, volumi che offrono una panoramica tematica dei contributi di Lewis.
10. Una conclusione narrativa
Immagina di essere su una panchina, a guardare il fiume della vita che scorre. Lewis ti invita a immaginare tutte le sponde possibili: non come metafore vuote, ma come rive reali in cui gli eventi si svolgono in modo differente. È una visione che allarga l’orizzonte del possibile e, paradossalmente, ci offre uno strumento più saldo per parlare del mondo in cui viviamo. Che si accetti l’intera architettura ontologica di Lewis o che la si respinga come eccessiva, non si può negare che la sua filosofia ci abbia dato una lingua nuova per formulare domande antiche — sul “poteva essere” e sul “se fosse stato”.