8. Media, tecnologia e società digitale
Viviamo in un’epoca in cui i media digitali non si limitano a trasmettere informazioni, ma plasmano attivamente la percezione della realtà. L’infosfera contemporanea è caratterizzata da un flusso costante, capillare e interconnesso di messaggi, immagini e dati che orientano le nostre scelte quotidiane, le nostre emozioni e persino le nostre identità. Comprendere i meccanismi di funzionamento di tale ecosistema non è soltanto un esercizio teorico, ma un atto di cittadinanza attiva: solo chi è consapevole delle logiche nascoste che governano i media può scegliere, criticare e agire in modo responsabile.
1. Agenda setting e framing: la costruzione della realtà
Uno dei principi fondamentali della sociologia dei media è quello dell’agenda setting (McCombs & Shaw, 1972): i media non dicono alle persone cosa pensare, ma su cosa pensare, selezionando i temi da mettere al centro dell’attenzione pubblica. Questo potere di selezione non è neutrale, ma riflette rapporti di forza economici, politici e culturali.
Accanto a ciò, il framing riguarda il “taglio” delle notizie, ossia il modo in cui un evento viene presentato. Come hanno mostrato Entman (1993) e Goffman (1974), le parole, le metafore e le immagini scelte non descrivono semplicemente la realtà, ma la interpretano, influenzando le percezioni collettive.
Un esempio emblematico è il linguaggio usato nelle crisi migratorie: parlare di “invasione” o di “accoglienza” produce effetti radicalmente diversi sul dibattito pubblico e sulle politiche conseguenti.
2. Algoritmi, bias e bolle informative
Con l’avvento delle piattaforme digitali, l’agenda non è più decisa soltanto da redazioni giornalistiche, ma da algoritmi di raccomandazione che selezionano i contenuti da mostrare agli utenti. Questi sistemi, ottimizzati per massimizzare l’attenzione e il profitto pubblicitario, producono effetti collaterali:
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Bias algoritmici, che riflettono pregiudizi incorporati nei dati o nelle logiche di programmazione (O’Neil, 2016).
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Bolle informative, in cui gli utenti sono esposti quasi esclusivamente a contenuti coerenti con le proprie convinzioni (Pariser, 2011).
Il risultato è una percezione parziale e distorta della realtà, che rafforza polarizzazioni e radicalizza le opinioni. Le fake news prosperano in questo ecosistema, poiché fanno leva su emozioni forti (paura, indignazione, ironia) che ne favoriscono la viralità.
3. Microcelebrità, influencer e mercato della visibilità
La società digitale è anche una società della visibilità. Il concetto di microcelebrità (Senft, 2008) descrive la capacità di costruire una notorietà circoscritta ma influente attraverso le piattaforme social. Gli influencer operano come mediatori simbolici tra aziende e consumatori, trasformando la loro identità in un brand personale.
Questa logica riflette un passaggio più ampio: la visibilità diventa una risorsa economica e culturale, mentre la distinzione tra vita privata e comunicazione pubblica si dissolve. La brandizzazione del sé (Banet-Weiser, 2012) spinge gli individui a curare costantemente la propria immagine online, in un processo che unisce creatività e auto-sfruttamento.
4. Sorveglianza e panottico digitale
L’ecosistema digitale non è soltanto uno spazio di libertà comunicativa, ma anche un sistema di sorveglianza diffusa. Il concetto foucaultiano di panopticon (1975) trova una nuova applicazione nel “panottico digitale”, dove ogni interazione online lascia tracce permanenti e analizzabili da governi e corporation.
Secondo Zuboff (2019), viviamo in un’epoca di capitalismo della sorveglianza, in cui i dati personali non sono solo raccolti, ma trasformati in strumenti predittivi e di controllo dei comportamenti futuri. Ciò solleva interrogativi fondamentali sulla libertà individuale, la privacy e la possibilità stessa di una cittadinanza democratica nell’era digitale.
Conclusioni
La società digitale contemporanea si configura come un campo complesso di opportunità e rischi. Da un lato, i media digitali offrono spazi di espressione, partecipazione e accesso alla conoscenza senza precedenti. Dall’altro, producono nuove forme di manipolazione, polarizzazione e sorveglianza.
L’analisi critica di agenda setting, framing, algoritmi e pratiche di visibilità rivela che la realtà non è semplicemente ciò che accade, ma ciò che viene raccontato, selezionato e filtrato attraverso meccanismi spesso invisibili. Per questo motivo, sviluppare una competenza mediale e digitale è essenziale per esercitare una cittadinanza attiva e consapevole.
Note
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McCombs, M., & Shaw, D. (1972). The Agenda-Setting Function of Mass Media. Public Opinion Quarterly, 36(2), 176–187.
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Entman, R. (1993). Framing: Toward Clarification of a Fractured Paradigm. Journal of Communication, 43(4), 51–58.
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Goffman, E. (1974). Frame Analysis. New York: Harper & Row.
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O’Neil, C. (2016). Weapons of Math Destruction. New York: Crown.
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Pariser, E. (2011). The Filter Bubble. New York: Penguin Press.
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Senft, T. (2008). Camgirls: Celebrity and Community in the Age of Social Networks. New York: Peter Lang.
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Banet-Weiser, S. (2012). Authentic™: The Politics of Ambivalence in a Brand Culture. New York: NYU Press.
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Foucault, M. (1975). Surveiller et punir. Paris: Gallimard.
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Zuboff, S. (2019). The Age of Surveillance Capitalism. London: Profile Books.
Bibliografia
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Banet-Weiser, S. (2012). Authentic™: The Politics of Ambivalence in a Brand Culture. New York: NYU Press.
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Entman, R. (1993). Framing: Toward Clarification of a Fractured Paradigm. Journal of Communication, 43(4), 51–58.
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Foucault, M. (1975). Surveiller et punir. Paris: Gallimard.
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Goffman, E. (1974). Frame Analysis. New York: Harper & Row.
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McCombs, M., & Shaw, D. (1972). The Agenda-Setting Function of Mass Media. Public Opinion Quarterly, 36(2), 176–187.
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O’Neil, C. (2016). Weapons of Math Destruction. New York: Crown.
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Pariser, E. (2011). The Filter Bubble. New York: Penguin Press.
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Senft, T. (2008). Camgirls: Celebrity and Community in the Age of Social Networks. New York: Peter Lang.
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Zuboff, S. (2019). The Age of Surveillance Capitalism. London: Profile Books.
