Ludwig Feuerbach 1804
.jpeg)
Ludwig Feuerbach (1804–1872): l’uomo che rovesciò Dio
Nel cuore dell’Ottocento tedesco, Ludwig Feuerbach, nato a Landshut nel 1804, si afferma come un pensatore radicale che rompe con l’idealismo hegeliano per affermare il primato dell’uomo sulla divinità. È lui a compiere un gesto intellettuale decisivo: trasformare la teologia in antropologia.
Allievo di Hegel, inizialmente ne abbraccia il sistema dialettico, ma presto se ne allontana per denunciarne l’astrattezza. Nell’opera capitale “L’essenza del Cristianesimo” (1841), Feuerbach sostiene che Dio non è altro che il riflesso idealizzato delle qualità umane: l’uomo proietta fuori di sé i propri desideri, potenze e aspirazioni, dando vita al concetto di divinità. In altre parole: non è Dio a creare l’uomo, ma l’uomo a creare Dio.
Feuerbach è il pensatore della concretezza sensibile, dell’uomo reale in carne e ossa, con i suoi bisogni, affetti e relazioni. Per lui la religione va decodificata come un’espressione simbolica e alienata dell’essere umano: l’alienazione religiosa anticipa, in chiave esistenziale, quella che sarà poi l’alienazione economica di Marx.
Il suo pensiero si fonda su un umanesimo materialista: l’unica verità sta nella natura, nella corporeità, nell’amore e nella comunione umana. La filosofia, dunque, non deve cercare Dio o l’Idea, ma comprendere e liberare l’uomo.
Nonostante sia stato marginalizzato dalla filosofia accademica, Feuerbach influenzò profondamente Marx, Engels, Nietzsche e Freud, aprendo la strada alla “filosofia del sospetto” e a una visione laica e critica della religione.