mercoledì 30 aprile 2025

Corso di storia della filosofia: Lacan 1901

Jacques Lacan 1901

Jacques Lacan (1901–1981): un profilo critico

Jacques Lacan è una figura complessa e controcorrente della cultura francese del Novecento: psichiatra, psicoanalista e teorico, la cui opera ha influenzato la clinica psicoanalitica, la filosofia, la letteratura e le scienze umane. Il suo lascito è insieme fecondo e controverso: molti lo considerano un riformatore radicale del pensiero freudiano, altri lo accusano di oscurità concettuale e di un uso improprio di termini e strumenti presi dalle scienze “dure”. Qui offro una ricostruzione ordinata e una valutazione critica delle sue idee principali, della pratica clinica e della ricezione.


1. Linee biografiche e contesto intellettuale

Nato nel 1901, Lacan studiò medicina e si specializzò in psichiatria. La sua tesi del 1932 sulla “psicosi paranoica” e i primi contatti con il mondo psichiatrico e filosofico (Kojève, la cerchia strutturalista) segnarono una formazione interdisciplinare. Dagli anni ’30 in poi Lacan si confrontò profondamente con Freud, ma anche con la linguistica (Saussure), la strutturalismo antropologico (Lévi-Strauss) e la linguistica della comunicazione (Jakobson). Le lezioni e i seminari — tenuti dal 1953 al 1980 — costituirono il luogo principale in cui espose la sua teoria; la raccolta più nota dei suoi scritti è Écrits (1966), ma la sua opera è soprattutto orale e seminariale.

Instituzionalmente Lacan fu spesso in conflitto con le istituzioni psicoanalitiche ortodosse; questi conflitti lo portarono a fondare (nel 1964) l’École Freudienne de Paris. Le polemiche e le scissioni ne accentuarono la fama e la controversia.


2. Il programma teorico: “ritorno a Freud” e la lingua come struttura

Lacan rivendicò sempre un «ritorno a Freud»: non intese recuperare un Freud ingenuo, ma rileggerlo con strumenti nuovi. La tesi centrale che sintetizza il suo programma è nota e spesso citata: «l’inconscio è strutturato come un linguaggio». Con ciò Lacan non intendeva che l’inconscio sia soltanto linguaggio, ma che le forme con cui emerge (metafora, metonimia, soggettivazione attraverso il discorso dell’Altro) obbediscano a leggi strutturali analoghe a quelle che la linguistica mostra per il segno linguistico.

Due conseguenze cruciali:

  • il primato del significante: il soggetto è più impigliato nella catena dei significanti (la catena discorsiva che lo precede) che non nelle intenzioni coscienti che può esprimere;

  • l’attenzione alla struttura (non alla mera descrizione clinica): sintomi, lapsus, sogni vanno interpretati come effetti di una rete di significanti.

Questo approccio spostò l’asse della psicoanalisi dalla psicologia dell’Io (ego psychology) verso una teoria del linguaggio e della soggettività.


3. I registri: Immaginario, Simbolico, Reale

Una delle più famose articolazioni lacaniane è la tripartizione dello spazio psichico in tre registri, che funzionano come livelli analitici e concettuali:

  • L’Immaginario: campo delle immagini e delle identificazioni (qui si colloca il stade du miroir). È il registro in cui l’io si costituisce attraverso l’identificazione; è il regno delle illusioni di coerenza e delle relazioni speculari.

  • Il Simbolico: ordine del linguaggio, della legge e dei significanti. È il luogo delle leggi sociali, del Nome-del-Padre, delle proibizioni; qui il soggetto si soggettivizza perché viene nominato dalla catena dei significanti.

  • Il Reale: ciò che resiste alla simbolizzazione, l’impossibile da dire; non è “realtà” in senso comune ma ciò che non entra nella rete simbolica (traumi, lacune, pulsioni che non trovano rappresentazione).

Questa triplice mappa non è una classificazione statica ma uno strumento per leggere i fenomeni clinici: la nevrosi, la psicosi e la perversione si articolano come differenti rapporti a questi registri (la psicosi, ad esempio, è spesso letta come una forclusione simbolica).


4. Concetti cardine (spiegati con esempi)

4.1 Lo stadio dello specchio (stade du miroir)

Descrive l’identificazione primaria dell’infante con la propria immagine riflessa: riconoscendo la propria figura, il bambino costruisce un Io unitario che è in realtà una méconnaissance (falsa riconoscenza). Questo momento è decisivo per la formazione dell’io e per la nascita della tensione tra l’immagine coerente e la frammentarietà delle esperienze sensoriali.

Esempio semplice: il bimbo che si vede nello specchio e sorride alla persona che vede: sta stabilendo il proprio “io” immaginario, non la conoscenza reale di sé.

4.2 Il Nome-del-Padre (Nom-du-Père) e la funzione paterna

È un significante istituzionale che introduce la legge simbolica (divieto dell’incesto) e la mediazione culturale. Lacan lo usa per spiegare l’entrata del soggetto nell’ordine simbolico: la funzione paterna non è solo genealogica ma simbolica.

4.3 Oggetto piccolo-a (objet petit a)

Oggetto causa del desiderio: non è un oggetto reale da raggiungere, ma ciò che, come mancanza, mantiene il desiderio in movimento. È la traccia di ciò che manca al soggetto per sentirsi intero.

Esempio: nei rapporti amorosi, spesso si desidera non la persona come tale ma qualcosa che quella persona sembra incarnare — la ricerca di quella “cosa” irriducibile è l’oggetto-a.

4.4 Il concetto di jouissance

Termine difficile da rendere in italiano: indica una forma di godimento che può oltrepassare il principio di piacere e condurre a una sofferenza paradoxale (godimento oltre il limite). È collegato alla dimensione pulsionale che sfugge alla semplice regolazione simbolica.

4.5 Il soggetto parlante e la catena dei significanti

Lacan riprende Saussure ma rovescia l’attenzione verso la catena del significante: il soggetto non è “soggetto di coscienza” ma soggetto dell’inconscio, prodotto della lingua.


5. Metodo clinico e tecnica: cosa cambia nella terapia?

Lacan criticò pratiche tecnicistiche e diluite: propose un ritorno a una tecnica rigorosa centrata sull’ascolto del linguaggio del paziente, sull’interpretazione come evidenziazione dei significanti e su interventi che mirano a produrre un effetto di soggettivazione. Elementi pratici:

  • Analisi del discorso: il focus non è solo sul contenuto, ma sulla forma del discorso — ripetizioni, scarti, metafore.

  • Sessione e tempo: esperimenti con la durata delle sedute (la famosa “sessione variabile”) miravano a far emergere nodi del desiderio; questo fu uno dei punti più criticati e mitizzati.

  • Posizione dell’analista: l’analista come soggetto diviso, che non fornisce interpretazioni consolatorie ma segnala i punti in cui il soggetto è catturato dalla sua storia simbolica.

Va detto: la verifica empirica dell’efficacia della tecnica lacaniana è problematica per motivi metodologici (difficile standardizzare le procedure, selezione dei casi, ecc.).


6. La svolta strutturale e le “matemazioni” (mathemes)

Negli anni successivi Lacan cercò di formalizzare i concetti psicoanalitici con notazioni (i cosiddetti mathemes) e, più tardi, con topologie (nodo borromeo, toro, Möbius) per rendere più rigorosa la teoria. Scopo dichiarato: dare una forma che eviti l’allegoria e permetta inferenza concettuale.

Critica metodologica: molti interpreti apprezzano lo sforzo di formalizzazione; altri notano che le “equazioni” e i riferimenti matematici sono spesso metaforici e non corrispondono a formalizzazioni rigorose usate nelle scienze esatte. È qui che nascono critiche come quelle di Sokal & Bricmont — che accusano Lacan di usare concetti matematici in modo improprio — e che fanno discutere la legittimità dello spostamento di linguaggi disciplinari.


7. Ricezione, influenza e diffusione

Lacan ha lasciato una traccia enorme: in letteratura, teoria del cinema (es. gli studi sullo sguardo), critica culturale, studi di genere e studi post-strutturalisti (pensatori come Žižek ne hanno fatto ampio uso). In ambito clinico la sua scuola è viva, soprattutto in Francia e in poi in molti paesi latinoamericani.

Allo stesso tempo, la sua ricezione negli ambienti anglosassoni è più controversa: alcune scuole psicoanalitiche lo considerano teorico fondamentale; altre lo guardano con sospetto o lo rigettano per la scarsa verificabilità empirica.


8. Critiche principali (rigore critico)

  1. Oscurità e stile: la scrittura lacaniana è deliberatamente densa e aforistica; questo ha alimentato l’accusa di incomprensibilità (critica che fu anche avanzata da Heidegger, citato spesso in polemica). È legittimo chiedersi quanto l’opacità sia strategica (per preservare la complessità del clinico) e quanto costituisca un limite comunicativo.

  2. Ingenuità matematico-scientifica: Lacan impiegò topologie e simboli matematici in modo a volte metaforico; per scienziati ciò può apparire come travisamento dello statuto epistemico della matematica. La critica di Sokal & Bricmont mette in luce il problema dell’uso di linguaggi specialistici fuori contesto.

  3. Falsificabilità e metodo: le teorie lacaniane sono difficilmente sottoponibili a test empirici standard; questo riduce la loro compatibilità con criteri di validazione tipici delle scienze sperimentali.

  4. Questioni etiche e istituzionali: la gestione del potere istituzionale, le pratiche della scuola e i rapporti con le istituzioni psicoanalitiche hanno suscitato polemiche non solo teoriche ma pratiche.

  5. Critiche femministe e postcoloniali: alcuni autori contestano interpretazioni lacaniane (es. concetto di fallo, Nome-del-Padre) come centrate su metafore patriarcali; altri invece rilavorano il corpus lacaniano per criticare proprio il patriarcato.


9. Difese e meriti indiscutibili

Nonostante le critiche, Lacan ha prodotto elementi teorici di grande valore:

  • ha restituito centralità al linguaggio nell’analisi della soggettività;

  • ha fornito categorie concettuali utili per leggere fenomeni culturali e testuali;

  • la nozione di desiderio come strutturata dalla mancanza e dalla catena simbolica ha permesso interpretazioni profonde della formazione soggettiva;

  • il suo invito alla lettura stretta dei testi freudiani ha riattivato la discussione teorica dentro la psicoanalisi.

In termini clinici, molti analisti lacaniani riportano risultati soddisfacenti e una pratica coerente con una teoria che privilegia il discorso e la soggettivazione.


10. Valutazione finale e prospettive

Jacques Lacan resta una figura di frontiera: teorico che ha rotto con molte consolazioni della psicoanalisi istituzionalizzata e ha aperto l’orizzonte del dialogo con linguistica, filosofia e teoria critica. La sua forza sta nella capacità di produrre categorie che orientano letture produttive del soggetto moderno; la sua debolezza è la difficoltà — voluta o no — di trasformare queste categorie in un linguaggio condivisibile e verificabile secondo criteri scientifici tradizionali.

Per il lettore e il clinico attenti, Lacan offre strumenti interpretativi profondi ma esige rigore ermeneutico: le sue metafore e i suoi mathemes vanno usati con cautela, tenendo distinti i registri della poesia teorica e della giustificazione empirica.


11. Testi consigliati (per approfondire)

Dalle opere di Lacan

  • Écrits (1966) — scelta di testi fondamentali (introduzione a molte formule).

  • I Seminars (in particolare Seminar XI, The Four Fundamental Concepts of Psychoanalysis; Seminar VII, The Ethics of Psychoanalysis).

Introduzioni e letture critiche

  • Alain Badiou, Slavoj Žižek (usano Lacan criticamente e creativamente).

  • Élisabeth Roudinesco, storica della psicoanalisi francese (per una storia critica e documentata).

  • Alan Sokal & Jean Bricmont, Impostures intellectuelles (critica alla retorica scientifica in testi umanistici, con riferimenti a Lacan).


Conclusione

Lacan è un autore che non si presta a giudizi sommari: è insieme fonte di ispirazione e di controversia. Chi lo approccia guadagna un lessico teorico potente per pensare il soggetto, il linguaggio e il desiderio — ma deve anche saper navigare tra metafora, formalizzazione e pratica clinica con senso critico, distinguendo il valore heuristico dalle pretese di rigore scientifico.

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