martedì 24 giugno 2025

Corso di storia della filosofia: Butler 1956


Judith Butler (1956 – )

Biografia e formazione

Judith Butler è nata nel 1956 a Cleveland, Ohio, USA, in una famiglia che ha incoraggiato la curiosità intellettuale e la riflessione critica. Si è formata inizialmente in filosofia e letteratura, conseguendo la laurea alla Yale University e proseguendo gli studi con un Ph.D. in filosofia presso l’Università di Yale. La sua formazione filosofica è stata profondamente influenzata dal pensiero di Michel Foucault, Simone de Beauvoir e Jacques Derrida, che hanno orientato il suo interesse verso il corpo, l’identità e il linguaggio come strumenti di potere e costruzione sociale.


La teoria della performatività di genere

Butler è celebre per la sua teoria della performatività di genere, sviluppata principalmente nel libro Gender Trouble” (1990). La sua intuizione centrale è rivoluzionaria:

  • Il genere non è un fatto biologico o una qualità stabile, ma una costruzione sociale che si manifesta attraverso azioni, comportamenti e linguaggi ripetuti nel tempo.
  • L’identità di genere è dunque performativa: si crea e si mantiene attraverso le azioni quotidiane, come vestirsi, parlare o assumere determinati ruoli sociali.
  • Non esiste un “vero” genere interno; ciò che chiamiamo maschile o femminile è il risultato di una ripetizione sociale regolata dalle norme.

Questa prospettiva ha rivoluzionato il dibattito sul sesso e il genere, proponendo una visione fluida e critica che sfida le tradizionali dicotomie uomo/donna.


Influenza culturale e politica

La teoria di Butler ha avuto un impatto profondo non solo nella filosofia e nella teoria politica, ma anche nella sociologia, studi culturali, studi queer e femministi. Le sue idee hanno:

  • Fornito strumenti concettuali per comprendere le identità LGBTQ+, mettendo in discussione norme sociali e leggi che limitano le espressioni di genere.
  • Alimentato il dibattito sull’autonomia del corpo, sul diritto all’auto-determinazione e sulla critica alle strutture patriarcali.
  • Ispirato movimenti di attivismo che cercano di decostruire stereotipi e discriminazioni legate al genere.

Principali opere e concetti

Oltre a Gender Trouble, Butler ha scritto numerosi testi fondamentali, tra cui:

  • Bodies That Matter (1993): esplora come il linguaggio e la cultura determinano ciò che è considerato “materialmente” un corpo valido o legittimo.
  • Undoing Gender (2004): analizza le possibilità di libertà e trasformazione nelle identità di genere e sessuali, e come le norme sociali possano essere decostruite.
  • Notes Toward a Performative Theory of Assembly (2015): si concentra sulla performance politica e il modo in cui il corpo diventa luogo di protesta e resistenza.

Concetti chiave: performativity, norme di genere, corpo sociale, soggettività fluida.


Eredità e rilevanza contemporanea

Judith Butler continua a essere una figura centrale negli studi di genere e nelle teorie critiche moderne. La sua opera ha spostato l’attenzione dal considerare il genere come qualcosa di “dato” a vederlo come una pratica attiva e continuamente negoziata, influenzando leggi, educazione e attivismo globale.

Oggi, Butler è anche nota per il suo impegno politico e sociale, partecipando a dibattiti su diritti civili, migrazioni, giustizia sociale e libertà individuale, sempre con un approccio filosofico e critico rigoroso.


Corso di storia della filosofia: Williamson 1955

Timothy Williamson – Il filosofo delle frontiere del sapere



Quando pensiamo alla filosofia contemporanea, spesso ci viene in mente un territorio complesso, fatto di concetti astratti, linguaggi tecnici e ragionamenti che sembrano lontani dalla vita quotidiana. Ma c’è un filosofo inglese che ha saputo mantenere questo rigore senza mai rinunciare alla chiarezza delle idee: Timothy Williamson (1955–), considerato uno dei più importanti pensatori viventi nel campo dell’epistemologia e della logica.

Nato nel Regno Unito, Williamson ha attraversato le università più prestigiose del mondo – da Oxford a Yale – e ha dato un’impronta originale alla filosofia analitica, quella corrente che ama i ragionamenti precisi, la logica stringente e i concetti ben definiti. Non è mai stato un autore “di moda”: il suo lavoro richiede attenzione e concentrazione, ma è proprio questa serietà a renderlo una delle voci più rispettate e ascoltate oggi.


Il cuore della sua filosofia: il sapere come stato mentale

Se dovessimo riassumere in poche parole il contributo di Williamson, potremmo dire che ha rivoluzionato il modo in cui pensiamo al sapere.
Tradizionalmente, la filosofia diceva: “sapere qualcosa” significa avere una credenza vera giustificata. Una definizione che risale a Platone e che, con mille correzioni, ha dominato per secoli. Ma Williamson ha alzato la mano e ha detto: forse è il contrario.

Nel suo libro più influente, Knowledge and Its Limits (2000), propone l’idea che il sapere non sia una combinazione di credenze, verità e giustificazioni, ma piuttosto uno stato mentale primitivo. In altre parole: non possiamo ridurre il sapere ad altro. Sapere è una condizione fondamentale, qualcosa che esiste a sé stante, come “vedere” o “sentire dolore”.

Questo cambio di prospettiva sembra sottile, ma è enorme: significa trattare il sapere come la base di partenza, non come la somma di pezzi separati. Un po’ come dire che l’acqua non è solo idrogeno più ossigeno, ma una sostanza con proprietà sue, irreducibili.


Oltre l’epistemologia: la logica e i limiti del linguaggio

Williamson non si è fermato all’epistemologia. È anche un grande esperto di logica formale e filosofia del linguaggio. Ha affrontato temi difficilissimi, come i paradossi vaghi.
Un esempio? Il classico paradosso del mucchio: se togli un granello di sabbia da un mucchio, resta un mucchio. Ma se togli granello dopo granello, a un certo punto il mucchio scompare… ma quando, esattamente? Williamson risponde a questi enigmi con teorie matematiche e logiche raffinatissime, dimostrando che la filosofia non è solo speculazione, ma anche precisione concettuale.


Lo stile: rigore senza fronzoli

Chi legge Williamson nota subito una cosa: non è un autore che ama le metafore o i voli retorici. La sua prosa è asciutta, dritta al punto, quasi matematica. Alcuni la trovano ostica, ma altri la vedono come una virtù: leggere Williamson significa entrare in un laboratorio di idee, dove nulla è lasciato al caso.

Eppure, dietro questa austerità, c’è sempre un obiettivo più ampio: capire come pensiamo, come conosciamo, come usiamo le parole. Non è un accademico che scrive per pochi: le sue teorie hanno un impatto diretto sulla filosofia della scienza, sulla logica, persino sulla politica del sapere in un mondo dominato dalle fake news.


Perché ci riguarda

Può sembrare che le riflessioni di Williamson vivano in torri d’avorio, ma in realtà ci toccano ogni giorno.

  • Quando ci chiediamo: “Come faccio a sapere se quello che leggo è vero?”, stiamo usando strumenti epistemologici.
  • Quando discutiamo di cosa significa “essere giusti” o “essere liberi”, stiamo maneggiando concetti vaghi che lui stesso ha studiato.
  • Quando il mondo sembra sommerso da informazioni, Williamson ci ricorda che il sapere è una bussola fondamentale, che non si riduce a un’opinione ben giustificata, ma ha una sua solidità propria.

L’eredità in corso

Oggi Timothy Williamson continua a insegnare e a scrivere, e il suo pensiero resta un punto di riferimento per chiunque si avvicini alla filosofia analitica. È un esempio raro di rigore intellettuale che non teme la complessità, ma al tempo stesso sa affrontare le domande più semplici: che cosa significa sapere? come distinguiamo la verità dall’illusione?

In un’epoca in cui spesso confondiamo informazione con conoscenza, Williamson ci ricorda che il sapere è qualcosa di più profondo, più stabile, più umano. E che vale sempre la pena difenderlo.


Corso di storia della filosofia: Veneziani 1955

Marcello Veneziani 1955

Marcello Veneziani (Bisceglie, 17 febbraio 1955) è un giornalista, scrittore e filosofo italiano.
Laureato in filosofia all'Università di Bari, inizia la carriera di giornalista nel 1977 collaborando al periodico Voce del Sud di Lecce. Poi, nel 1979, entra nella redazione barese del quotidiano Il Tempo. Giornalista professionista dal 1982. Scrive a lungo su Il Giornale, collabora con Il Messaggero, La Repubblica, La Stampa, il Secolo d'Italia, L'Espresso, Panorama, Il Mattino, La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno e La Gazzetta del Mezzogiorno. Redattore del Giornale Radio Rai di mezzanotte, prende parte a vari programmi televisivi e da vent'anni collabora come commentatore della Rai. Attualmente è editorialista con Il Tempo, La Verità e Panorama.
Ritenuto uno tra gli intellettuali di spicco della destra italiana, Veneziani ha significativamente tentato di rivalutare, in diverse pubblicazioni, l'operato del pensatore tradizionalista Julius Evola. In diverse sue pubblicazioni Veneziani ha sviluppato una dura critica alla globalizzazione incentrata, in particolare, sul profilo culturale: Veneziani sostiene la tradizione patriottica e cristiana dell'Europa contro la filosofia del mondialismo e quella che ha più volte definito "retorica dei diritti umani".
Nel 1995 pubblicò il saggio Sinistra e destra: risposta a Norberto Bobbio, in esplicita polemica col libro del filosofo torinese Destra e sinistra, uscito l'anno precedente. Nel suo saggio Veneziani, accusando Bobbio di compromissioni col regime fascista, scrisse che se «un antifascista come Bobbio ha potuto far carriera sotto il fascismo, allora vuol dire che non è stato quel regime totalitario e liberticida che lo stesso Bobbio ha descritto; oppure che Bobbio era allineato con il regime, benché risultasse nel movimento Giustizia e Libertà». A tali accuse Bobbio rispose con una lettera a Marcello Veneziani che, assieme alla controreplica di Veneziani, fu pubblicata sul Corriere della Sera del 13 agosto 1995.
Nel luglio 2012 pubblicò su Il Giornale un provocatorio articolo in cui affermava come «la specie umana abbia cambiato programma e usi la promozione dell'omosessualità, anche in tv, come una delle astuzie per estinguersi». L'articolo suscitò reazioni indignate.


Corso di storia della filosofia: Idealismo tedesco

Idealismo tedesco L’ idealismo tedesco  è una delle correnti filosofiche più influenti tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Nato...