mercoledì 25 giugno 2025

Corso di storia della filosofia: Morton 1968


Timothy Morton (1968)
Ecologia filosofica, iperoggetti e pensiero orientato agli oggetti

Filosofo e saggista britannico con base negli Stati Uniti, Timothy Morton è tra le voci più originali dell’ecocritica contemporanea. Dalla prima mossa teorica — smontare l’idea romantica di “Natura” — fino alla celebre nozione di iperoggetti, Morton costruisce una cassetta degli attrezzi concettuale per pensare l’Antropocene senza illusioni ma anche senza fatalismi, con uno stile che mescola rigore speculativo e immaginazione poetica. Oggi è Rita Shea Guffey Chair in English alla Rice University.

Tra ecologia e ontologia: il progetto intellettuale

Morton arriva all’ecologia passando per l’ontologia. In Ecology Without Nature (2007) sostiene che la parola “Natura” funzioni come un effetto estetico che allontana il pensiero dai concreti intrecci tra umani e non umani: per parlare di ecologia bisogna rinunciare all’aura mistificante del “naturale”. In The Ecological Thought (2010) propone la visione della mesh (la “rete” di co-esistenza) e dello strange stranger (l’alterità che non si lascia mai esaurire), invitando a una solidarietà epistemica con ciò che non capiamo fino in fondo.

Parallelamente Morton dialoga con l’Object-Oriented Ontology (OOO): in Realist Magic (2013) afferma, tra l’altro, che la causalità ha una dimensione intrinsecamente estetica — gli oggetti “si toccano” attraverso apparenze, non per trasparenza di essenze. L’OOO diventa così la piattaforma metafisica per ripensare l’ecologia oltre l’antropocentrismo.

I concetti chiave

Iperoggetti. In Hyperobjects: Philosophy and Ecology After the End of the World (2013) Morton chiama iperoggetti entità così diffuse nello spazio e nel tempo da eccedere ogni localizzazione: il riscaldamento globale, la plastica oceanica, le scorie radioattive. Hanno proprietà contro-intuitive: “viscosità” (ti restano addosso), “non-località” (agiscono senza un qui-e-ora unico), “fasi” (appaiono/scompaiono), “temporalità profonda” e “inter-oggettività”. L’idea ha circolato ben oltre l’accademia, influenzando arte e cultura pop.

Ecologia oscura. Dark Ecology (2016) invita a un’estetica dell’“inquieto abitare”: accettare che conviviamo con cose tossiche e perturbanti (dai rifiuti al petrolio) e che la cura passa anche dalla visibilità del danno, non dal suo esilio simbolico.

Humankind e il “reale simbiotico”. In Humankind: Solidarity with Nonhuman People (2017) Morton propone il symbiotic real: il dato di fatto che esistiamo in un intreccio non gerarchico con altri viventi e non viventi. Da qui, una politica della solidarietà che estende il “noi” oltre la specie.

Divulgazione ecologica. Con Being Ecological (2018) e All Art Is Ecological (2021) Morton distilla il pensiero in forme accessibili: manuali brevi che mostrano come l’attenzione ecologica sia un modo di percepire, non un menu di buone azioni.

Hyposubjects. Nel piccolo libro scritto con l’antropologo Dominic Boyer (2021), gli hyposubjects sono soggetti umili, adattivi, capaci di navigare la complessità senza pretese di controllo: un ritratto etico dell’umano all’altezza degli iperoggetti.

Svolte recenti. Tra gli sviluppi più recenti c’è Hell: In Search of a Christian Ecology (2024), in cui Morton interroga tradizioni religiose alla ricerca di un’ontologia della cura capace di parlare al presente.

Stile e impatto culturale

La scrittura di Morton alterna definizioni nette e lampi metaforici: un’argomentazione che lavora sulla mente ma anche sui sensi, e che spiega perché il suo lessico sia diventato utile a designer, artisti e musicisti (collaborazioni e dialoghi spaziano da Olafur Eliasson a Björk). L’arte, per Morton, è un laboratorio dove allenare l’attenzione agli intrecci dell’esistente.

Sul piano istituzionale, il profilo di Morton resta quello di un teorico transdisciplinare: formatosi nella letteratura romantica, insegna oggi a Rice e pubblica con case editrici filosofiche e umanistiche di primo piano (Harvard, Minnesota, Columbia, Verso, Pelican). L’ampiezza del catalogo rende visibile un percorso coerente: dall’ecocritica anti-“Natura”, attraverso l’ontologia degli oggetti, fino a una politica della solidarietà multispecie.

Dibattiti e critiche

Come ogni proposta forte, anche gli iperoggetti hanno generato discussione. Ursula K. Heise ha osservato che, se “tutto” tende a diventare iperoggetto, il concetto rischia di diluirsi; altri notano che il registro a tratti visionario può apparire criptico o scoraggiante sul piano politico. Morton ha riconosciuto di voler evitare toni catastrofisti, insistendo su forme di cura e responsabilità condivisa.

Per orientarsi nella lettura (itinerario consigliato)

  1. Being Ecological → ingresso rapido e chiaro nel vocabolario. 2) The Ecological Thought → la rete della co-esistenza e lo strange stranger. 3) Hyperobjects → il cuore teorico. 4) Dark Ecology → etica ed estetica del convivere con il danno. 5) Humankind → la proposta politica della solidarietà multi-specie. 6) Hyposubjects (con Boyer) → la postura umile per tempi complessi.

In una frase: Morton ci chiede di cambiare prospettiva—non “salvare la Natura” da lontano, ma imparare a vivere dentro un mondo reticolare di relazioni in cui anche ciò che non amiamo (la plastica, le scorie, i residui) fa parte del campo etico ed estetico in cui già abitiamo.


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