sabato 10 maggio 2025

Corso di storia della filosofia: McLuhan 1911

Herbert Marshall McLuhan 1911

Marshall McLuhan:
il profeta del villaggio globale

Herbert Marshall McLuhan (1911–1980) è una delle figure più discusse e influenti della teoria della comunicazione del Novecento. Sociologo canadese, formatosi all’Università di Cambridge e influenzato dal New Criticism, egli ha saputo trasformare l’analisi dei mass media in un terreno di sperimentazione teorica e visionaria, anticipando molte delle problematiche legate alla società dell’informazione e all’odierna rivoluzione digitale.

La sua riflessione ha una portata radicale: non sono i contenuti della comunicazione a determinare gli effetti sociali e culturali, bensì i mezzi stessi attraverso cui essa si realizza. Da qui la sua celebre e folgorante tesi: “il medium è il messaggio”.


Dal libro a Gutenberg: la nascita dell’individuo moderno

In La galassia Gutenberg (1962), McLuhan mostra come l’invenzione della stampa a caratteri mobili non sia stata soltanto un progresso tecnico, ma una vera e propria rivoluzione antropologica. Con la stampa, l’umanità abbandona definitivamente la cultura orale — fondata sulla parola come forza viva, condivisa e comunitaria — per entrare in una civiltà dominata dalla scrittura alfabetica e dalla vista come senso primario.

La conseguenza è una profonda ristrutturazione della coscienza: la parola diventa un segno mentale, astratto, legato alla memoria e al passato, mentre la stampa inaugura un’epoca di individualismo, nazionalismo, quantificazione e omogeneizzazione. In altre parole, la modernità occidentale nasce sotto il segno di Gutenberg.


Il determinismo tecnologico

Alla base del pensiero di McLuhan c’è un forte determinismo tecnologico: la tecnologia non è neutrale, ma condiziona le forme stesse del pensiero e della vita sociale. Ogni nuovo medium ridisegna il rapporto tra i sensi, riorganizza le strutture cognitive, trasforma i comportamenti collettivi.

Questa prospettiva lo porta a considerare i media come veri e propri “ambienti” che modellano l’immaginario, le relazioni e le istituzioni, indipendentemente dai contenuti che veicolano.


Gli strumenti del comunicare e la nascita dell’ecologia dei media

In Gli strumenti del comunicare (1964), McLuhan affina la sua analisi proponendo una vera e propria ecologia dei media. Studiare i media non significa valutare ciò che trasmettono, ma analizzare le forme comunicative che creano, le modalità di coinvolgimento sensoriale e cognitivo che impongono agli utenti.

Celebre è la sua distinzione tra media “caldi” e media “freddi”:

  • i media caldi (ad alta definizione, come la radio o la stampa) offrono un flusso ricco di informazioni e richiedono una partecipazione passiva;

  • i media freddi (a bassa definizione, come la televisione o il telefono) sollecitano invece una forte partecipazione dell’utente, chiamato a completare ciò che il medium non fornisce in modo pieno.

La televisione, ad esempio, secondo McLuhan svolge una funzione rassicurante e conservativa: più che stimolare novità, tende a confermare e a congelare lo spettatore in una condizione di stasi fisica e mentale.


Dal medium al villaggio globale

Con l’avvento delle comunicazioni satellitari e dei media elettronici, McLuhan elabora una delle sue intuizioni più celebri: il mondo, ormai connesso in tempo reale, diventa un “villaggio globale”. L’umanità ritorna paradossalmente a una condizione simile a quella delle società orali, in cui tutto è immediatamente condiviso, ma su scala planetaria.

In questo senso, McLuhan anticipa l’avvento di Internet e dei social network: un mondo in cui le distanze si annullano e gli individui sono immersi in un ambiente comunicativo totalizzante.


Critiche e attualità

Il pensiero di McLuhan è stato accusato di eccessivo determinismo e di semplificazione: non sempre i media producono effetti univoci, né si può ridurre la complessità sociale al solo impatto delle tecnologie. Tuttavia, la sua forza non sta nella sistematicità, quanto nella capacità di intuire tendenze che sarebbero diventate evidenti solo decenni più tardi.

Oggi, nell’epoca di Internet, della realtà aumentata e delle intelligenze artificiali, le sue riflessioni sulla pervasività dei media e sulla loro influenza sulla percezione, sulla politica e sulla cultura, si rivelano straordinariamente attuali.


Conclusione

Marshall McLuhan resta un pensatore difficile da classificare: visionario più che accademico, capace di fondere sociologia, filosofia e critica letteraria in un discorso provocatorio e immaginifico. La sua celebre frase, “il medium è il messaggio”, continua a risuonare come un monito: ogni nuova tecnologia non si limita a trasmettere contenuti, ma ridefinisce i confini stessi della nostra esperienza umana.


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