sabato 5 luglio 2025

Corso di psicologia: Intelligenza creatività e pensiero

Intelligenza, Creatività e Pensiero: prospettive teoriche e applicazioni educative

Introduzione

Il tema dell’intelligenza, della creatività e delle modalità di pensiero rappresenta uno dei nodi centrali della riflessione psicologica, filosofica e pedagogica contemporanea. Se fino alla metà del Novecento il concetto di intelligenza era rigidamente identificato con il Quoziente Intellettivo (QI), la ricerca scientifica successiva ha dimostrato la pluralità delle forme cognitive, l’importanza delle emozioni nei processi decisionali e il ruolo cruciale del pensiero creativo nell’apprendimento e nell’innovazione sociale.
Questo saggio intende offrire una riflessione critica su tali dimensioni, con particolare attenzione agli sviluppi teorici e alle implicazioni educative, affrontando inoltre il problema dei bias cognitivi che influenzano la razionalità umana.


1. Che cos’è l’intelligenza? Una definizione in evoluzione

La definizione di intelligenza si è modificata profondamente nel corso del tempo. Se per Alfred Binet e successivamente Lewis Terman il QI costituiva una misura quantitativa delle capacità cognitive fondamentali (memoria, ragionamento logico, comprensione verbale)¹, oggi l’intelligenza è intesa come capacità di adattamento a contesti mutevoli, di problem solving e di pensiero creativo.
Le critiche all’idea di “intelligenza unica” hanno aperto il campo a modelli più flessibili, che interpretano l’attività cognitiva come un insieme di abilità interconnesse e non riducibili a un unico punteggio.


2. QI e Intelligenze Multiple (Howard Gardner)

Il QI rimane uno strumento utile in ambito clinico e scolastico, ma la sua riduzione delle capacità cognitive a un indice numerico è stata spesso giudicata insufficiente².
Howard Gardner, con la sua teoria delle intelligenze multiple (1983), ha proposto l’esistenza di almeno otto forme di intelligenza: logico-matematica, linguistica, spaziale, corporeo-cinestetica, musicale, interpersonale, intrapersonale e naturalistica, cui si è aggiunta una possibile “intelligenza esistenziale”³.
Il modello ha avuto grande impatto in ambito educativo, suggerendo la necessità di valorizzare la diversità cognitiva degli studenti. Seppure criticata per la difficoltà di verifica empirica, la teoria di Gardner ha aperto nuove strade nella didattica personalizzata.


3. Intelligenza Emotiva (Daniel Goleman)

Un ulteriore ampliamento del concetto è avvenuto con Daniel Goleman, che nel 1995 ha diffuso il concetto di intelligenza emotiva, intesa come la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle altrui⁴.
Goleman identifica cinque pilastri: consapevolezza di sé, autoregolazione, motivazione, empatia e abilità sociali. Questa prospettiva ha mostrato come competenze non cognitive incidano in maniera determinante sulla leadership, sulle relazioni interpersonali e sulla riuscita professionale.
Criticamente, si può osservare che il termine “intelligenza” rischia qui di essere usato in senso troppo ampio, sovrapponendosi a concetti già esistenti come “competenze socio-emotive”⁵. Tuttavia, l’apporto di Goleman ha avuto una rilevanza pratica indiscutibile.


4. Pensiero Divergente vs. Pensiero Convergente

Il pensiero umano può manifestarsi secondo due modalità complementari:

  • Pensiero convergente, orientato alla ricerca di un’unica soluzione corretta, tipico della logica formale e del problem solving strutturato;

  • Pensiero divergente, che genera molteplici possibilità creative, esplorando soluzioni “fuori dagli schemi”⁶.

Tecniche come SCAMPER, mappe mentali, parole casuali e i “Six Thinking Hats” di De Bono rappresentano strumenti pedagogici per stimolare la creatività negli studenti. In un mondo caratterizzato da complessità e incertezza, il pensiero divergente non è un lusso, ma una competenza trasversale necessaria.


5. Risoluzione dei problemi e problem setting

La capacità di risolvere problemi non si esaurisce nell’elaborazione di soluzioni, ma richiede una fase preliminare di problem setting, ovvero la corretta definizione del problema.
I modelli classici prevedono quattro fasi: (1) identificazione del problema, (2) analisi delle cause, (3) generazione di possibili soluzioni, (4) valutazione e scelta⁷.
Strumenti come il diagramma di Ishikawa (o “a lisca di pesce”), la matrice decisionale e l’analisi SWOT consentono di strutturare il pensiero e di evitare decisioni affrettate.


6. Bias cognitivi ed errori di ragionamento

Il funzionamento cognitivo umano è influenzato da bias, ovvero scorciatoie mentali che spesso portano a errori sistematici.
Tra i più noti:

  • Bias di conferma: tendenza a cercare solo informazioni che confermano le proprie convinzioni;

  • Ancoraggio: influenza sproporzionata di una prima informazione ricevuta;

  • Overconfidence: sopravvalutazione delle proprie capacità;

  • Dissonanza cognitiva (Festinger): difficoltà nell’accettare idee contrastanti;

  • Avversione alla perdita (Kahneman e Tversky): percezione delle perdite come più dolorose dei guadagni equivalenti⁸.

La consapevolezza di tali distorsioni è fondamentale in ambito educativo, economico e politico, per sviluppare un pensiero critico e razionale.


Conclusione

Il percorso critico sull’intelligenza mostra come essa non sia un concetto univoco, ma una costellazione di capacità cognitive, emotive e creative. La sfida contemporanea consiste nel formare individui capaci di pensare in modo flessibile, di gestire le emozioni, di affrontare problemi complessi e di riconoscere i propri errori di ragionamento.
In un contesto globale segnato da incertezza e cambiamento rapido, lo sviluppo di un pensiero critico e creativo non è solo un obiettivo educativo, ma una necessità sociale.


Note

  1. A. Binet, Les idées modernes sur les enfants, Paris, 1909.

  2. R. Sternberg, Handbook of Intelligence, Cambridge University Press, 2000.

  3. H. Gardner, Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences, Basic Books, 1983.

  4. D. Goleman, Emotional Intelligence, Bantam Books, 1995.

  5. P. Salovey & J. Mayer, “Emotional Intelligence”, Imagination, Cognition and Personality, 9(3), 1990.

  6. J.P. Guilford, Creativity Research: Past, Present and Future, New York, 1967.

  7. C. Kepner & B. Tregoe, The Rational Manager, McGraw-Hill, 1965.

  8. D. Kahneman & A. Tversky, “Prospect Theory: An Analysis of Decision under Risk”, Econometrica, 47(2), 1979.


Bibliografia essenziale

  • Gardner, H. (1983). Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences. Basic Books.

  • Goleman, D. (1995). Emotional Intelligence. Bantam Books.

  • Kahneman, D. (2011). Thinking, Fast and Slow. Farrar, Straus and Giroux.

  • Sternberg, R. (2000). Handbook of Intelligence. Cambridge University Press.

  • Guilford, J.P. (1967). The Nature of Human Intelligence. McGraw-Hill.

  • Festinger, L. (1957). A Theory of Cognitive Dissonance. Stanford University Press.


🎯 Attività laboratoriale
🧠 Esercizi di pensiero laterale: risolvi un problema con soluzioni non ovvie
✍️ Brainwriting: genera 10 idee alternative su un tema comune


💬 Micro-esercizio
📉 Individua un bias in una pubblicità o in un post social e commentalo
🔁 Simula una scelta influenzata da bias, poi correggila con un ragionamento più oggettivo

Nessun commento:

Posta un commento

Corso di storia della filosofia: Idealismo tedesco

Idealismo tedesco L’ idealismo tedesco  è una delle correnti filosofiche più influenti tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Nato...