venerdì 28 febbraio 2025

Corso di storia della filosofia: 61 Illuminismo tardivo


 Illuminismo tardivo

L’Illuminismo tardivo rappresenta la fase matura e più riflessiva del grande movimento culturale che ha attraversato il XVIII secolo. Se nella sua prima fase l’Illuminismo era animato da uno spirito battagliero e divulgativo, volto a smascherare le superstizioni, criticare l’autorità e promuovere il sapere, nella sua fase successiva si approfondisce il lavoro teorico, e si pongono le basi per una filosofia più sistematica e rigorosa.

Una figura centrale di questa stagione è Immanuel Kant, che ha portato l’eredità illuminista a un nuovo livello di complessità, interrogandosi non solo sul potere della ragione, ma anche sui suoi limiti e sulle sue condizioni di validità. Nella sua celebre opera Critica della ragion pura, Kant sviluppa una teoria della conoscenza che cerca di superare gli eccessi tanto del razionalismo quanto dell’empirismo, mantenendo comunque la centralità della ragione come strumento di emancipazione e comprensione del mondo.

Ma è soprattutto sul piano dell’etica che Kant incarna lo spirito dell’Illuminismo tardivo. Con la sua etica deontologica, egli afferma che la morale non deve basarsi sulle conseguenze delle azioni o sui desideri individuali, ma su principi universali fondati sulla ragione autonoma. L’imperativo categorico, che comanda di agire solo secondo massime che si possano volere come leggi universali, è l’espressione più chiara di questa visione: l’uomo è libero solo quando obbedisce alla legge che si è dato da sé, guidato dalla razionalità.

In questo senso, l’Illuminismo tardivo si distingue per una maturazione dei temi illuministi: la libertà non è più soltanto la rottura con l’autorità esterna, ma diventa autonomia morale e responsabilità individuale. La ragione non è solo strumento di conoscenza, ma anche fondamento dell’agire etico e della dignità umana.

In conclusione, il pensiero dell’Illuminismo tardivo non si limita a proseguire la lotta contro l’ignoranza e il dogma, ma cerca di costruire un’etica razionale e universale, fondata sulla consapevolezza critica e sull’autonomia dell’individuo. In questo modo, getta le basi per molte delle concezioni moderne di cittadinanza, diritti umani e giustizia.

giovedì 27 febbraio 2025

Corso di storia della filosofia: 60 Hume 1711

David Hume 1711



David Hume (1711–1776) è stato uno dei più influenti filosofi dell’Illuminismo scozzese, nonché storico, economista e saggista. Nato il 7 maggio 1711 a Edimburgo, Hume ha rivoluzionato il pensiero moderno con la sua radicale critica alla metafisica tradizionale, la sua teoria della conoscenza e le sue riflessioni sul senso morale.


🧠 Il pensiero di Hume in sintesi

1. Empirismo radicale
Per Hume, tutta la conoscenza deriva dai sensi. Egli distingue tra:

  • Impressioni, ossia le percezioni vive e immediate (ciò che vediamo, sentiamo, tocchiamo);

  • Idee, che sono copie sbiadite delle impressioni nella nostra mente.

Da qui discende il suo scetticismo moderato: ogni idea che non può essere ricondotta a un’impressione sensibile è da considerare sospetta.

2. Causalità e critica alla metafisica
Hume attacca il concetto di causa-effetto, mostrando che noi non percepiamo mai la “connessione necessaria” tra due eventi: vediamo solo che uno segue l’altro. L’idea di causa nasce dall’abitudine mentale di associare eventi tra loro. Da questo deriva la sua critica alla metafisica: molte nozioni (come Dio, anima, sostanza) non hanno fondamento empirico.

3. L’identità personale
Contrariamente alla tradizione cartesiana, Hume nega l’esistenza di un “io” stabile: la mente è solo un flusso di percezioni, senza un nucleo immutabile.

4. Etica e morale
Nella Ricerca sui principi della morale, Hume sostiene che i giudizi morali non derivano dalla ragione, ma dai sentimenti. In particolare, l’empatia è alla base della moralità. Celebre la sua frase:

"La ragione è, e deve essere, schiava delle passioni."


📚 Opere principali

  • Trattato sulla natura umana (1739-40)
    Opera ambiziosa e complessa, è il fondamento della sua filosofia empirica e scettica.

  • Ricerca sull’intelletto umano (1748)
    Rielaborazione più accessibile del Trattato, dove Hume espone la sua critica alla causalità e alla religione naturale.

  • Ricerca sui principi della morale (1751)
    Testo fondamentale per la sua etica sentimentale.

  • Storia dell’Inghilterra (1754–1762)
    Ampia opera storica in sei volumi, molto letta all’epoca.


🌍 Eredità

Il pensiero di Hume ha avuto una profonda influenza su filosofi successivi, in particolare su Immanuel Kant, che scrisse:

“Fu Hume a svegliarmi dal sonno dogmatico.”
Hume è considerato il padre del naturalismo filosofico e un precursore della filosofia analitica, per il suo rigore argomentativo e il linguaggio chiaro.

Morì a Edimburgo il 25 agosto 1776, serenamente, fedele al suo scetticismo fino all’ultimo giorno.

Corso di storia della filosofia: 59 La sfida scettica


La sfida scettica

La sfida scettica, formulata in modo particolarmente incisivo dal filosofo scozzese David Hume, rappresenta uno dei momenti più critici e destabilizzanti nella storia della filosofia moderna. Con il suo pensiero lucido e radicale, Hume ha messo in discussione alcune delle fondamenta su cui si reggeva la fiducia nella ragione e nella conoscenza scientifica, sollevando dubbi profondi su causalità, induzione e identità personale.

Al centro della riflessione humeana c’è l’idea che non possiamo dimostrare razionalmente il nesso di causa-effetto. Quando vediamo, ad esempio, una palla colpire un’altra, tendiamo a pensare che il primo movimento causi il secondo. Ma, osserva Hume, tutto ciò che realmente vediamo è una successione di eventi: la nostra convinzione che il primo produca il secondo nasce da un’abitudine mentale, non da una prova logica. Questo porta Hume a una conclusione sconvolgente per il pensiero moderno: la causalità non è un fatto oggettivo osservabile, ma una costruzione della mente basata sull’esperienza ripetuta.

Ancora più radicale è la sua critica all’induzione, il metodo attraverso cui estendiamo ciò che abbiamo osservato nel passato al futuro (come avviene nelle scienze naturali). Secondo Hume, non esiste alcuna giustificazione razionale per credere che il futuro debba necessariamente somigliare al passato: non possiamo dimostrare, ad esempio, che il sole sorgerà domani solo perché lo ha sempre fatto, se non facendo ricorso alla stessa abitudine che vogliamo giustificare.

Infine, Hume solleva dubbi anche sulla nozione di identità personale. Analizzando l’esperienza interiore, afferma di non trovare un “sé” stabile e permanente, ma solo una successione di percezioni e stati mentali: il sé, secondo Hume, è solo un fascio di impressioni in continua evoluzione, e non un’entità sostanziale.

La sfida scettica di Hume ha avuto un impatto duraturo sulla filosofia: ha costretto pensatori come Kant a ripensare il problema della conoscenza e ha anticipato molte questioni che saranno centrali nel pensiero contemporaneo. In sintesi, il contributo di Hume ha mostrato i limiti della ragione umana e ha invitato la filosofia a una maggiore consapevolezza critica dei suoi presupposti.



Corso di storia della filosofia: 58 d'Alembert 1717

Jean Le Rond d'Alembert 1717


Jean Le Rond d’Alembert (1717–1783) è stato un matematico, fisico e filosofo francese, figura chiave dell’Illuminismo e co-direttore, con Diderot, della celebre Encyclopédie. Uomo di scienza e di ragione, rappresenta la perfetta incarnazione dell’intellettuale enciclopedista: razionale, critico, indipendente.


📖 Vita in breve

Nato a Parigi il 16 novembre 1717, fu abbandonato dalla madre e cresciuto da una famiglia adottiva. Mostrò fin da giovane un talento eccezionale per la matematica e la fisica. Studiò legge e medicina, ma si dedicò interamente alla scienza e alla filosofia.

A differenza di Diderot, con cui collaborò per anni, abbandonò l’Enciclopedia nel 1759, disilluso dalle pressioni religiose e politiche.


🧠 Pensiero e contributi principali

1. Scienze esatte: matematica e fisica
D’Alembert fu uno dei grandi matematici del suo tempo. Il suo nome è legato:

  • Alla soluzione delle equazioni alle derivate parziali, in particolare l’equazione delle onde.

  • Al Teorema di d’Alembert sulla radice di un’equazione polinomiale.

  • Al Principio di d’Alembert in meccanica, che generalizza le leggi del moto di Newton in sistemi complessi.

2. Filosofo della ragione
Nel Discours préliminaire (Discorso preliminare) all’Encyclopédie, d’Alembert espone una visione sistematica del sapere umano, fondando la conoscenza sulla ragione e sull’osservazione.

“La ragione è alla base di ogni progresso.”

3. Scetticismo e deismo moderato
Pur non essendo un ateo militante come Diderot, d’Alembert era critico verso la religione organizzata e sostenitore di un deismo razionalista, in cui Dio è l’orologiaio dell’universo, ma non interviene nel mondo.

4. Estetica e musica
Scrisse anche importanti saggi di teoria musicale, difendendo l’arte come espressione razionale di armonia. Fu in contatto con Rameau, da cui tuttavia si distaccò.


📚 Opere principali

  • Traité de dynamique (1743)
    Opera fondamentale sulla meccanica classica e il principio che porta il suo nome.

  • Discours préliminaire de l’Encyclopédie (1751)
    Introduzione teorica all’impresa enciclopedica, con la classificazione delle scienze.

  • Mélanges de littérature, d’histoire et de philosophie (1753)
    Raccolta di saggi che mostra il suo stile chiaro, arguto e metodico.

  • Éléments de philosophie (1759)
    Sintesi del suo pensiero filosofico.


🌍 Eredità

D’Alembert è una figura chiave del passaggio dal pensiero metafisico a quello scientifico-razionale. È uno dei padri fondatori della fisica moderna e della filosofia della scienza. Il suo rigore analitico e la sua chiarezza espositiva influenzarono profondamente il pensiero illuminista.

Morì il 29 ottobre 1783, rifiutando i sacramenti religiosi, coerente con la sua visione del mondo.





mercoledì 26 febbraio 2025

Corso di storia della filosofia: 57 Diderot 1713

Denis Diderot 1713

Denis Diderot (1713–1784) è stato uno dei grandi protagonisti dell’Illuminismo francese, noto soprattutto come curatore e motore dell’Enciclopedia (Encyclopédie), monumentale impresa intellettuale che mirava a raccogliere e diffondere tutto il sapere umano. Filosofo, scrittore, critico d’arte e pensatore libero, ha rappresentato lo spirito più audace e sovversivo dell’Illuminismo.


📖 Vita in breve

Nato a Langres il 5 ottobre 1713, Diderot abbandonò presto gli studi religiosi per dedicarsi alla filosofia, alla letteratura e alla scienza. La sua vita fu segnata da difficoltà economiche, censura e persecuzioni, ma anche da una straordinaria attività intellettuale. Amico di Rousseau (prima della rottura), corrispondente di Voltaire e frequentatore dei salotti parigini, Diderot è stato una figura centrale della cultura del XVIII secolo.


🧠 Pensiero e tematiche principali

1. L’Enciclopedia (1751–1772)
Insieme a D’Alembert, Diderot dirige un'opera ciclopica di 28 volumi, che coinvolge centinaia di autori e artigiani. L'obiettivo è diffondere il sapere per liberare l’uomo dall’ignoranza e dalla superstizione.

“Cambiare il modo comune di pensare” era lo scopo dell’opera.

L’Enciclopedia è anche una denuncia contro il potere della Chiesa e la monarchia assoluta.

2. Materialismo e ateismo
Diderot fu un materialista radicale, contrario alla religione rivelata e al dualismo cartesiano. Nelle opere filosofiche (spesso pubblicate postume per evitare censure), propone una visione naturalistica dell’universo, in cui materia e pensiero non sono separati.
Nel Sogno di D’Alembert (1769), immagina una materia vivente, dinamica, capace di coscienza.

3. Libertà e relativismo morale
Diderot rifiuta i dogmi morali assoluti. Difende la libertà dell’individuo e propone un’etica fondata sull’empatia, sulla ragione e sull’esperienza umana concreta.

4. Arte e teatro
Nei Salons (critiche d’arte scritte tra il 1759 e il 1781), Diderot inventa la critica moderna: soggettiva, descrittiva, analitica.
Con Il nipote di Rameau (scritto nel 1762 circa, pubblicato postumo), mette in scena un dialogo brillante e provocatorio tra morale e follia, razionalità e cinismo.


📚 Opere principali

  • Pensieri filosofici (1746)
    Attacco alla religione tradizionale e difesa di un deismo etico.

  • Lettera sui ciechi (1749)
    Contiene riflessioni sull’esperienza sensoriale e sul materialismo; l’autore fu incarcerato per le sue idee.

  • Sogno di D’Alembert (1769)
    Dialogo filosofico sul materialismo e la scienza.

  • Il nipote di Rameau (1762 ca., pubblicato postumo)
    Capolavoro ironico e teatrale della filosofia illuminista.

  • Enciclopedia (1751–1772)
    La più grande impresa culturale del secolo.


🌍 Eredità

Diderot ha gettato le basi del pensiero critico moderno, anticipando temi come l’evoluzionismo, l’educazione laica, la libertà di stampa e la dignità del lavoro manuale.
Morì il 31 luglio 1784 a Parigi. Solo dopo la Rivoluzione fu pienamente riconosciuto come uno dei padri dell’Illuminismo.

martedì 25 febbraio 2025

Corso di storia della filosofia: 56 Voltaire 1694

 Voltaire 1694

Voltaire, pseudonimo di François-Marie Arouet, nacque il 21 novembre 1694 a Parigi. È stato uno dei più celebri e pungenti filosofi dell’Illuminismo francese, noto per il suo spirito critico, l’ironia tagliente e l’instancabile difesa della ragione, della tolleranza e della libertà di pensiero.

✍️ Opere principali
Voltaire fu un autore prolifico: scrisse saggi, tragedie, pamphlet, poesie, lettere e romanzi. Tra le sue opere più note:

Candido, o l’ottimismo (Candide ou l’optimisme, 1759)
Romanzo filosofico satirico in cui critica duramente l’ottimismo metafisico di Leibniz, rappresentato dal personaggio del filosofo Pangloss. Il protagonista attraversa guerre, disastri naturali e persecuzioni, fino alla conclusione: “Bisogna coltivare il nostro giardino” – un invito alla concretezza e all’azione.

Trattato sulla tolleranza (Traité sur la tolérance, 1763)
Scritto in seguito al caso Calas (un protestante ingiustamente condannato alla morte), è un'opera contro il fanatismo religioso e in difesa della libertà di coscienza.

Lettere filosofiche (Lettres philosophiques, 1734)
Frutto del suo soggiorno in Inghilterra, in cui loda la tolleranza inglese, la libertà di stampa, e il pensiero scientifico, contrapponendoli alla situazione francese.

🧠 Il pensiero
Voltaire fu un critico feroce dell’assolutismo monarchico, dell’intolleranza religiosa e della superstizione. Nonostante non fosse ateo, combatteva la Chiesa cattolica in quanto istituzione repressiva, coniando l’espressione:
"Écrasez l'infâme!" (schiacciate l’infame!) – riferito all’intolleranza e al fanatismo.

Credeva nella ragione umana, nella libertà di espressione e nei diritti naturali dell’individuo. Fu anche ammiratore della scienza e sostenitore dell’empirismo.

🌍 Influenza e eredità
Voltaire fu una figura chiave nella diffusione delle idee illuministe in Europa. Intrattenne fitti scambi epistolari con intellettuali e sovrani (come Federico II di Prussia e Caterina II di Russia) e influenzò profondamente il pensiero laico e razionalista dell’età moderna.

Morì il 30 maggio 1778, a Parigi, accolto nuovamente in patria dopo un lungo esilio. I suoi resti furono traslati al Pantheon di Parigi durante la Rivoluzione Francese.

lunedì 24 febbraio 2025

Corso di storia della filosofia: 55 Montesquieu 1689

 Montesquieu 1689


Montesquieu, nato nel 1689, è stato uno dei più influenti filosofi e pensatori politici dell'Illuminismo. Il suo vero nome era Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède et de Montesquieu, e nacque il 18 gennaio 1689 nel castello di La Brède, vicino a Bordeaux, in Francia.

📚 Opere principali
L'opera che lo rese celebre e lo consacrò come figura centrale del pensiero politico moderno è:

"Lo spirito delle leggi" (De l'esprit des lois, 1748)
In questo testo fondamentale, Montesquieu analizza i diversi tipi di governo e introduce l'idea della separazione dei poteri in esecutivo, legislativo e giudiziario. Questa teoria avrà un impatto profondo sulle costituzioni moderne, in particolare su quella degli Stati Uniti.

"Lettere persiane" (Lettres persanes, 1721)
Un'opera satirica in forma di scambio epistolare tra due viaggiatori persiani in Francia. Attraverso l'ironia e lo sguardo straniero, Montesquieu critica la società francese, il potere assoluto e l'intolleranza religiosa.

🧠 Il pensiero
Montesquieu sviluppò un approccio originale alla scienza politica, fondato su un'osservazione empirica delle leggi, delle istituzioni e delle società. Credeva che le leggi dovessero adattarsi al clima, alla geografia, alla religione e alle tradizioni di un popolo.

Tra i suoi concetti chiave:

La libertà politica è possibile solo se i poteri dello Stato sono separati e si controllano reciprocamente.

Il relativismo culturale: nessuna legge è universalmente giusta in ogni contesto, ma dev’essere valutata nel contesto della società che la produce.

🏛️ Eredità
Montesquieu morì nel 1755, ma la sua influenza perdura. La sua idea della divisione dei poteri è diventata un pilastro delle democrazie liberali moderne. Le sue opere sono ancora oggi studiate in filosofia, diritto e scienze politiche.

domenica 23 febbraio 2025

Corso di storia della filosofia: 54 Illuminismo


Illuminismo

L’Illuminismo è stato un vasto movimento culturale e intellettuale che ha attraversato il XVIII secolo, noto anche come il “secolo dei Lumi”. La sua forza propulsiva è stata la fiducia nella ragione umana come strumento per illuminare le menti, combattere l’ignoranza, sfidare i pregiudizi e promuovere il progresso della società. Gli illuministi credevano che, attraverso l’educazione, la conoscenza scientifica e il pensiero critico, l’umanità potesse liberarsi dalla superstizione, dall’oppressione e dall’autorità arbitraria.

I valori fondamentali dell’Illuminismo includevano la libertà, l’uguaglianza, la tolleranza religiosa e i diritti naturali dell’uomo, concetti che avrebbero ispirato profondamente le rivoluzioni americana e francese. La riflessione politica, sociale e filosofica dell’epoca ruotava attorno all’idea di un mondo più giusto e razionale, in cui le istituzioni fossero fondate sul consenso dei cittadini e non sul privilegio ereditato.

Tra le figure più rappresentative spiccano Voltaire, celebre per la sua critica dell’intolleranza religiosa e dell’assolutismo, e per la sua difesa appassionata della libertà di pensiero. Denis Diderot è stato uno dei principali curatori dell’Encyclopédie, un’opera monumentale che mirava a raccogliere e diffondere tutto il sapere umano del tempo, rendendolo accessibile a un pubblico più ampio. Jean-Jacques Rousseau, con le sue riflessioni sull’educazione, la sovranità popolare e la natura umana, ha posto le basi per molte idee moderne sulla democrazia e la cittadinanza.

Anche Immanuel Kant, pur vivendo in Germania, è considerato una delle voci fondamentali dell’Illuminismo. Celebre è il suo saggio Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo?, in cui definisce questo movimento come il passaggio dell’umanità dallo “stato di minorità” all’autonomia del pensiero, sintetizzato nel motto “Sapere aude!” – “Abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza!”.

In conclusione, l’Illuminismo ha rappresentato un momento di trasformazione profonda nella cultura occidentale, gettando le basi dell’età contemporanea. Le sue idee hanno influenzato non solo la filosofia e la scienza, ma anche la politica, il diritto, l’educazione e i diritti civili, contribuendo a delineare i valori fondamentali delle società moderne.


sabato 22 febbraio 2025

Corso di storia della filosofia: 53 Vico 1668

Giambattista Vico 1668


Giambattista Vico (1668-1744) è stato un filosofo, giurista e storico italiano, noto per le sue teorie sulla storia e sulla filosofia della storia. È considerato uno dei precursori del pensiero storico moderno e un protagonista dell'Illuminismo italiano. La sua opera più celebre è La Scienza Nuova, un trattato che espone le sue idee innovative sulla storia, la conoscenza e la cultura.

Biografia e contesto storico

Giambattista Vico nacque il 23 giugno 1668 a Napoli in una famiglia di modesta estrazione. Studioso dotato di una grande passione per la letteratura, la storia e la filosofia, insegnò a lungo nelle università napoletane. La sua carriera accademica non fu priva di difficoltà, ma la sua fama crebbe notevolmente a partire dal XVIII secolo, soprattutto grazie alle sue teorie originali, che lo collocano tra i precursori della filosofia storica.

Vico visse in un'epoca di profondi cambiamenti sociali, politici e culturali, con l'ascesa dell'Illuminismo, la nascita della scienza moderna e il progresso delle idee razionalistiche. Tuttavia, Vico si distaccò dal pensiero illuminista dominante, proponendo una visione della storia che metteva in risalto l'importanza dei miti, delle leggende e dei valori culturali nelle origini della civiltà umana.


Le teorie filosofiche e storiche di Vico

1. La "Scienza Nuova"

L'opera più influente di Vico è La Scienza Nuova (1725), dove espone la sua teoria ciclica della storia. Secondo Vico, la storia non è un semplice succedersi di eventi casuali, ma segue un ciclo preciso, che può essere studiato scientificamente. La sua "scienza" della storia si basa sulla convinzione che la conoscenza umana evolva in fasi specifiche.

Vico identifica tre età fondamentali nella storia dell'umanità:

  • L'età degli Dei (età mitologica): Un periodo di oscurità e superstizione, dominato da divinità e miti.

  • L'età degli Eroi (età eroica): Un'epoca caratterizzata da eroismi e valori epici, in cui le società si strutturano intorno a principi di onore e coraggio.

  • L'età degli Uomini (età umana): Un periodo in cui la razionalità e la civiltà prendono il sopravvento, segnato da istituzioni politiche e legali.

2. Il principio di "verum-factum"

Uno degli aspetti più importanti del pensiero di Vico è il concetto di "verum-factum", che significa "il vero è fatto". Secondo Vico, la conoscenza umana non è limitata a ciò che è razionalmente osservabile o empiricamente verificabile, ma include anche ciò che gli esseri umani hanno creato. In altre parole, la comprensione delle cose è legata alla capacità dell'uomo di creare e comprendere ciò che ha prodotto, sia a livello culturale che storico. Questo principio implica che solo coloro che sono coinvolti nella creazione di un dato fenomeno (come le leggi, la lingua, la religione) possano davvero comprenderlo.

3. La storia come ciclicità

Vico concepisce la storia come un ciclo in cui le civiltà passano attraverso le stesse fasi, ripetendole periodicamente. La storia non segue una linea retta, ma una spirale, in cui ogni ciclo di nascita, crescita, decadenza e morte delle civiltà si ripete, ma con differenze che derivano dall'accumulo di esperienze passate.

4. Il ruolo dei miti e delle religioni

Secondo Vico, la mitologia e la religione sono componenti essenziali della nascita delle civiltà. Durante l'età degli Dei, le società si organizzano attorno a miti e credenze religiose, che sono la forma primitiva di conoscenza e di ordine sociale. I miti, pur non essendo razionali, possiedono una loro verità, che è strettamente legata alle emozioni e ai valori fondamentali delle prime comunità umane.

5. La critica al razionalismo illuminista

Vico si distacca dalla visione razionalista dell'Illuminismo, che poneva la ragione come il principale motore di progresso. Secondo Vico, la ragione da sola non è sufficiente per comprendere la storia e la cultura umana. È necessario considerare anche gli aspetti irrazionali, emotivi e spirituali che influenzano le azioni degli uomini. La sua filosofia della storia è un tentativo di superare il dualismo tra razionalità e irrazionalità, cercando di comprendere il mondo attraverso una visione più complessa e integrata.


L’eredità di Giambattista Vico

Giambattista Vico ha lasciato un’impronta duratura sulla filosofia e sulla storiografia. Le sue teorie sulla storia ciclica e sul concetto di "verum-factum" sono state riprese da molti filosofi successivi, tra cui Hegel, che ha sviluppato una filosofia della storia influenzata dalle idee di Vico. La sua critica alla visione lineare della storia e il suo interesse per i miti e le religioni hanno anche anticipato molte delle teorie moderne sulla cultura, la psicologia e l’antropologia.

Oggi, Vico è considerato uno dei fondatori della filosofia storica e uno dei precursori della storia delle idee. La sua concezione della storia come processo ciclico, che si sviluppa attraverso stadi ben definiti, continua ad avere un impatto su come comprendiamo le società e il loro sviluppo.


Opere principali

  • La Scienza Nuova (1725)

  • De Studiis et Literis (1709)

  • De Constantia Jurisprudentis (1722)

  • Principi di Scienza Nuova (1730)


In sintesi

  • Giambattista Vico è uno dei filosofi più significativi del Settecento, la cui opera sulla storia ciclica ha gettato le basi per il pensiero storiografico moderno.

  • La sua visione della storia come processo naturale, in cui le civiltà passano attraverso fasi cicliche, è innovativa e anticipa molte idee moderne.

  • Il concetto di "verum-factum" sottolinea l’importanza della creazione umana come chiave di lettura per comprendere la verità.

  • Vico rappresenta una delle voci più originali contro il razionalismo dell'Illuminismo, proponendo un’interpretazione della storia e della cultura che integra elementi irrazionali e simbolici.




venerdì 21 febbraio 2025

Corso di storia della filosofia: 52 Locke 1632

John Locke 1632

John Locke (1632–1704)
Vita e contesto storico
John Locke nasce nel 1632 a Wrington, in Inghilterra, in un periodo di grandi tensioni politiche e religiose. Cresce durante la guerra civile inglese e la successiva Restaurazione. Studia a Oxford, dove si interessa inizialmente alla medicina, alla scienza sperimentale e alla filosofia. Influenzato da Bacon e Newton, diventa uno dei principali esponenti dell’empirismo inglese.

Locke fu vicino ai movimenti liberali e sostenitore del parlamentarismo. Visse per un periodo in esilio nei Paesi Bassi a causa delle sue idee politiche, ma tornò in patria dopo la Gloriosa Rivoluzione del 1688, diventando una figura influente nella vita intellettuale e politica del Regno Unito.

Pensiero filosofico
1. Empirismo e teoria della conoscenza
Locke è considerato il padre dell’empirismo moderno. Nella sua opera più importante, Saggio sull’intelletto umano (Essay Concerning Human Understanding, 1690), afferma che la mente umana alla nascita è una tabula rasa: tutte le conoscenze derivano dall’esperienza.

“Non esistono idee innate.”
Tutto ciò che conosciamo proviene dai sensi (esperienza esterna) e dalla riflessione (esperienza interna).

Questa posizione contrasta con il razionalismo cartesiano e pone le basi per il pensiero empirista successivo, da Berkeley a Hume.

2. Le idee semplici e complesse
Locke distingue tra:

Idee semplici: derivano direttamente dalla percezione sensibile e non possono essere ulteriormente scomposte.

Idee complesse: costruite dalla mente attraverso combinazioni, confronti, astrazioni delle idee semplici.

3. Qualità primarie e secondarie
Locke introduce una distinzione fondamentale nella percezione:

Qualità primarie: oggettive, appartenenti alle cose (forma, movimento, estensione).

Qualità secondarie: soggettive, dipendenti dal percepiente (colori, suoni, odori).

Filosofia politica
1. Stato di natura e contratto sociale
Nel Secondo trattato sul governo (Two Treatises of Government, 1689), Locke descrive lo stato di natura come una condizione di libertà e uguaglianza, in cui però manca la sicurezza dei diritti.

Per garantire i propri diritti naturali (vita, libertà, proprietà), gli uomini stipulano un contratto sociale, dando vita a una società civile e a un governo limitato dal diritto.

Il potere politico non è assoluto, ma subordinato al rispetto dei diritti individuali. Se lo viola, il popolo ha il diritto di resistere e rovesciare il governo.

2. Teoria della proprietà
La proprietà nasce dal lavoro: ogni individuo ha il diritto di appropriarsi dei frutti della terra, purché lasci “abbastanza e altrettanto buono per gli altri”. Questa visione giustifica la proprietà privata come fondamento della libertà personale.

3. Tolleranza religiosa
Locke è autore della Lettera sulla tolleranza (1689), in cui difende la libertà religiosa come diritto fondamentale. Lo Stato non deve imporre una fede religiosa, né perseguitare in nome della verità. Ogni individuo ha diritto alla propria coscienza, ma esclude l’ateismo (ritenuto socialmente pericoloso) e l’intolleranza papale (in quanto minaccia alla sovranità nazionale).

Influenza e eredità
Locke è considerato uno dei fondatori del liberalismo moderno.

Le sue idee influenzarono profondamente la Costituzione americana, i filosofi illuministi (soprattutto Voltaire e Montesquieu), e la rivoluzione francese.

La sua concezione di libertà come protezione dei diritti individuali è alla base delle democrazie moderne.

In ambito epistemologico, ha preparato il terreno per le critiche scettiche di Hume e l’approccio scientifico al pensiero umano.

Opere principali
Saggio sull’intelletto umano (1690)

Due trattati sul governo (1689)

Lettera sulla tolleranza (1689)

Pensieri sull’educazione (1693)

In sintesi
Tutte le idee provengono dall’esperienza: la mente è una tabula rasa.

La conoscenza si fonda sull’empirismo, non su idee innate.

La libertà è un diritto naturale, che lo Stato deve proteggere, non concedere.

La proprietà nasce dal lavoro ed è inviolabile.

Il governo è legittimo solo se rappresentativo e garantisce i diritti naturali.

Locke è un precursore del costituzionalismo moderno e della tolleranza civile.

giovedì 20 febbraio 2025

Corso di storia della filosofia: 51 Empirismo


Empirismo

L’empirismo è un orientamento filosofico che si sviluppa principalmente in Inghilterra tra il XVII e il XVIII secolo, e che si contrappone in modo netto al razionalismo. Al centro della riflessione empirista c’è l’idea che l’esperienza sensibile sia la fonte originaria di ogni conoscenza. Non è la ragione pura, ma ciò che vediamo, udiamo, tocchiamo, percepiamo attraverso i sensi a costruire progressivamente il nostro sapere sul mondo.

Tra i maggiori rappresentanti di questa corrente troviamo John LockeGeorge Berkeley e David Hume, pensatori che hanno esplorato in modi diversi le implicazioni di una conoscenza fondata sull’esperienza. Locke, considerato il padre dell’empirismo moderno, ha proposto l’immagine della mente umana come una “tabula rasa” – una tavola vuota – che si riempie gradualmente grazie ai dati forniti dai sensi e alla riflessione. Per lui, non esistono idee innate: ogni contenuto della mente deriva da ciò che l’individuo sperimenta nel corso della vita.

Berkeley ha radicalizzato questa prospettiva, sostenendo una forma di idealismo empirista secondo cui “esse est percipi” – essere è essere percepito. In altre parole, le cose esistono nella misura in cui sono percepite da una mente. Per Berkeley, la realtà materiale indipendente dalla percezione non ha senso: tutto ciò che esiste è esperienza mentale o sensibile.

David Hume, infine, ha portato l’empirismo verso una posizione scettica e critica. Secondo lui, ciò che chiamiamo “io” non è altro che un fascio mutevole di percezioni. Anche concetti fondamentali come la causalità, per Hume, non derivano da una necessità razionale, ma da abitudini mentali costruite dall’esperienza ripetuta: non possiamo sapere con certezza che il sole sorgerà domani, possiamo solo aspettarcelo perché lo abbiamo sempre visto sorgere.

In sintesi, l’empirismo ha rappresentato una svolta fondamentale nella filosofia moderna, affermando il primato dell’esperienza e del metodo induttivo. Questo approccio ha influenzato profondamente lo sviluppo delle scienze naturali e ha contribuito a una visione più concreta e dinamica della conoscenza umana.



mercoledì 19 febbraio 2025

Corso di storia della filosofia: 50 Leibniz 1646

Gottfried Wilhelm Leibniz 1646

Gottfried Wilhelm Leibniz (1646–1716)

Vita e formazione

Leibniz nasce a Lipsia nel 1646, in una famiglia colta: il padre era professore di filosofia morale. Poliglotta e precoce, già a 20 anni ottiene un dottorato in legge. Visse tra Germania, Francia e Italia, occupandosi non solo di filosofia, ma anche di matematica, logica, giurisprudenza, diplomazia, teologia, linguistica e ingegneria. Fu uno dei più grandi intellettuali universali del Seicento e un infaticabile promotore del dialogo tra culture e religioni.


Pensiero filosofico

1. Razionalismo e metafisica

Leibniz è uno dei grandi razionalisti del Seicento, insieme a Cartesio e Spinoza. A differenza di Locke, sostiene che le verità non derivano dai sensi, ma dalla ragione. La sua metafisica si basa su alcuni principi fondamentali:

  • Principio di identità del discernibili: se due entità sono diverse, devono differire in qualcosa.

  • Principio di ragion sufficiente: nulla accade senza una ragione.

  • Principio della continuità: in natura non ci sono salti bruschi, ma passaggi graduali.

2. Le monadi

Al centro della sua ontologia ci sono le monadi, sostanze semplici, indivisibili, immateriali e dotate di percezione. Le monadi non interagiscono tra loro fisicamente, ma ognuna riflette l’universo in sé in modo diverso, come specchi del mondo.

“Le monadi non hanno finestre”: non agiscono le une sulle altre, ma si sviluppano secondo un disegno prestabilito da Dio.

Dio ha creato un universo armonico, dove ogni monade si sviluppa secondo il principio della armonia prestabilita. Tutto è sincronizzato da Dio in modo perfetto.

3. Ottimismo metafisico

Famosa è la sua tesi secondo cui viviamo nel migliore dei mondi possibili. Essendo Dio perfetto, non poteva creare un mondo imperfetto: tra tutte le possibilità, ha scelto quella con il massimo equilibrio tra bene e male, ordine e libertà.

Questa visione fu ironizzata da Voltaire nel Candide, ma rimane un’espressione dell’ottimismo razionalista leibniziano.

4. Verità di ragione e verità di fatto

Leibniz distingue due tipi di verità:

  • Verità di ragione: sono necessarie e universali (es. “2+2=4”), fondate sul principio di non contraddizione.

  • Verità di fatto: sono contingenti e richiedono una ragione sufficiente per accadere (es. “oggi piove”).


Logica e linguaggio

Leibniz anticipa idee moderne in logica simbolica. Sognava una lingua universale (characteristica universalis) per esprimere con simboli matematici ogni verità logica e filosofica.

È considerato un precursore dell’informatica e della logica formale moderna.


Matematica e scienze

  • Inventò indipendentemente dal Newton il calcolo infinitesimale (oggi ∫ e d sono i suoi simboli).

  • Lavorò su macchine calcolatrici, prefigurando l’informatica.

  • Promosse l'uso del sistema binario, alla base dell’informatica attuale.

  • Fu fondatore di accademie scientifiche e si occupò di ingegneria, geologia, meccanica e medicina.


Teologia e conciliazione

Leibniz cercò l’unità tra fede e ragione, tra protestanti e cattolici, e tra religioni diverse. Per lui, la verità non può essere contraddittoria: la teologia naturale deve accordarsi con la logica e la scienza.


Opere principali

  • Monadologia (1714)

  • Saggi di Teodicea (1710)

  • Nouveaux essais sur l'entendement humain (pubblicato postumo, 1765) – scritto in risposta al Saggio sull’intelletto umano di Locke

  • Discorso di metafisica (1686)


In sintesi

  • Razionalista convinto, cerca l’unità tra scienza, fede, logica e metafisica.

  • Le monadi sono gli atomi spirituali dell’universo, ognuna riflette il tutto.

  • L’universo è governato da un’armonia prestabilita da Dio.

  • Il mondo è il migliore dei mondi possibili, secondo la logica divina.

  • Anticipa la logica simbolica e il pensiero informatico.


Confronto con gli altri filosofi del Seicento

FilosofoOrigine della conoscenzaVisione del mondoIdea centrale
CartesioRagione (innatismo)Dualismo mente-corpoCogito ergo sum
SpinozaRagioneMonismo (Deus sive Natura)Tutto è Dio
LockeEsperienza (empirismo)Sensismo e liberalismoMente = tabula rasa
LeibnizRagione + armonia prestabilitaUniverso perfettoMonadi coordinate da Dio


martedì 18 febbraio 2025

Corso di storia della filosofia: 49 Spinoza 1632

Baruch Spinoza 1632


Baruch Spinoza (1632–1677)
Vita e contesto
Baruch Spinoza nasce ad Amsterdam nel 1632, in una famiglia ebrea sefardita fuggita dalla persecuzione in Portogallo. Cresciuto in una comunità profondamente religiosa, riceve una formazione ebraica rigorosa, ma si distacca presto dall’ortodossia. Le sue idee razionaliste e critiche nei confronti delle Scritture lo portano, nel 1656, a essere scomunicato dalla sinagoga con una condanna molto severa (cherem), che ne segna profondamente la vita.

Rifiutò incarichi universitari e una cattedra a Heidelberg per preservare la sua indipendenza intellettuale. Lavorò umilmente come lucidatore di lenti ottiche, conducendo un’esistenza appartata ma intensa dal punto di vista filosofico. Morì di tubercolosi nel 1677, a 44 anni.

Pensiero filosofico
1. Razionalismo radicale
Spinoza è uno dei massimi esponenti del razionalismo del Seicento, accanto a Cartesio e Leibniz. Tuttavia, la sua concezione della ragione è ancor più estrema: la verità può essere conosciuta solo attraverso la logica e la deduzione geometrica, come dimostra nella sua opera principale, Ethica ordine geometrico demonstrata (pubblicata postuma nel 1677).

2. Dio e natura (Deus sive Natura)
Il nucleo del pensiero spinoziano è l’identificazione tra Dio e la Natura. Spinoza rifiuta l’idea di un Dio personale trascendente e propone una visione panteistica:

“Dio è la sostanza unica che si manifesta in infiniti attributi, dei quali noi conosciamo il pensiero e l’estensione.”

Tutto ciò che esiste è una manifestazione di Dio, che non è un creatore esterno ma coincide con la realtà stessa. Questo rifiuto della trascendenza e della Provvidenza lo rese profondamente controverso per il pensiero religioso ebraico e cristiano.

3. Libertà e necessità
Secondo Spinoza, ogni cosa accade per necessità, secondo leggi immutabili. La libertà umana non consiste nel libero arbitrio, ma nella comprensione delle cause che determinano il nostro agire. Più conosciamo la realtà e le sue leggi, più diventiamo liberi, perché ci sottraiamo all’illusione delle passioni.

4. Etica e beatitudine
L’opera Etica non è solo un sistema metafisico, ma una guida alla vita felice. Spinoza propone una morale fondata sulla razionalità: la virtù è conoscenza, e la vera beatitudine nasce dall’amore intellettuale verso Dio (amor Dei intellectualis), cioè dalla comprensione dell’ordine eterno della natura. Superare le passioni con la ragione conduce alla serenità e alla libertà interiore.

5. Tolleranza e critica della religione
Nel Trattato teologico-politico (1670), Spinoza difende la libertà di pensiero e di espressione come condizione essenziale per la convivenza civile. Critica le religioni istituzionali, accusandole di servire il potere politico e di ostacolare la ragione. Propone una lettura storica e simbolica della Bibbia, anticipando la moderna critica testuale.

Opere principali
Ethica ordine geometrico demonstrata (pubblicata postuma nel 1677): capolavoro filosofico in cinque parti, scritto con stile matematico e strutturato in definizioni, assiomi, proposizioni e dimostrazioni.

Trattato teologico-politico (1670): scritto in latino e pubblicato anonimamente, difende la libertà di pensiero e la separazione tra religione e filosofia.

Trattato politico (incompiuto): riflessione sul potere, la democrazia e la libertà civile.

Trattato sull'emendazione dell'intelletto: opera giovanile che anticipa le tematiche centrali del suo pensiero.

Eredità e influenza
Spinoza fu a lungo considerato eretico, ateo, persino pericoloso. Tuttavia, la sua filosofia ha avuto un impatto duraturo su molti pensatori moderni, da Goethe, Hegel e Schelling fino a Einstein, che lo definiva “il più grande dei filosofi moderni”.

Nel Novecento, filosofi come Gilles Deleuze, Antonio Negri e Étienne Balibar hanno riscoperto la forza eversiva e rivoluzionaria del pensiero spinoziano, leggendo la sua filosofia come un’alternativa radicale alla tradizione cartesiana e idealista.

In sintesi
Dio è la Natura, e tutto accade per necessità.

La ragione è l’unico strumento per comprendere il mondo e raggiungere la libertà.

La vera etica è conoscenza, e la beatitudine consiste nell’amore intellettuale verso l’ordine eterno dell’universo.

Difensore della tolleranza e della libertà di pensiero, Spinoza è un anticipatore dell’illuminismo e della modernità.

lunedì 17 febbraio 2025

Corso di storia della filosofia: 48 Pascal 1623

Blaise Pascal 1623
Blaise Pascal (1623–1662)
Tra scienza, fede e l’abisso del cuore umano
Blaise Pascal è stato un genio poliedrico: matematico, fisico, inventore, filosofo, teologo. Nato a Clermont-Ferrand nel 1623, è una delle figure più complesse e affascinanti della cultura europea. La sua opera attraversa e mette in crisi i confini tra razionalità e fede, tra ragione e sentimento, tra finitezza umana e infinito divino.

Se Cartesio cerca certezze assolute, Pascal sprofonda nel dubbio, nell’angoscia e nell’intuizione dell’abisso che è l’uomo: un essere fragile, “una canna pensante”.

✦ Un giovane genio della scienza
Pascal dimostrò fin da giovane un'intelligenza fuori dal comune. A 16 anni scrisse un trattato sulla geometria proiettiva. A 19 inventò la Pascalina, una delle prime calcolatrici meccaniche. A 23, con esperimenti sul Puy-de-Dôme, confermò l’esistenza del vuoto atmosferico, smentendo la fisica aristotelica e perfezionando la teoria della pressione.

È anche l’ideatore della teoria delle probabilità, sviluppata insieme a Fermat: un contributo fondamentale non solo alla matematica, ma anche alla teoria economica e alla filosofia dell’incertezza.

✦ La crisi mistica e la svolta esistenziale
Il 23 novembre 1654, Pascal vive una notte mistica intensa, che segnerà una svolta nella sua vita. In una nota ritrovata nel suo mantello dopo la morte (il “Memoriale”), scrive:

“Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe. Non dei filosofi e dei sapienti.”

Da quel momento, Pascal si ritira dalla vita mondana e si dedica alla riflessione religiosa. Si avvicina al giansenismo, corrente rigorosa del cattolicesimo che esalta la grazia e il senso del peccato, in opposizione al razionalismo ottimista del tempo.

✦ I Pensieri: filosofia dell’inquietudine
L’opera maggiore di Pascal è rimasta incompiuta: i Pensieri, frammenti destinati a un’apologia del cristianesimo. Non vi è un sistema, ma un mosaico di intuizioni, aforismi, paradossi. È un'opera esistenziale, non dottrinale.

I tre ordini
Pascal distingue tre ordini di grandezza:

Il corpo (materiale, sensibile): l’uomo è fragile come una canna.

Lo spirito (intelletto, ragione): l’uomo pensa, e questo lo nobilita.

La carità (amore, grazia): solo la fede dona senso.

“L’uomo è una canna, la più fragile della natura; ma è una canna pensante.”

Il cuore e la ragione
Pascal non nega la ragione, ma ne mette in luce i limiti. La fede non nasce dalla logica, ma da un altro tipo di certezza:

“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.”

Questa frase celebre esprime una rivoluzione: la verità non è solo razionale, ma può essere intuitiva, affettiva, interiore.

✦ La scommessa su Dio
Uno dei frammenti più celebri dei Pensieri è la scommessa pascaliana. Di fronte all’impossibilità di dimostrare l’esistenza di Dio con certezza, Pascal invita a una scelta pragmatica:

“Se scommetti su Dio e vinci, ottieni la vita eterna. Se perdi, non perdi nulla.
Se non scommetti e hai torto, perdi tutto.”

È un’argomentazione probabilistica, ma anche esistenziale: credere è una scelta del cuore e dell’intelligenza, un atto di volontà che riguarda la nostra felicità.

✦ Un cristianesimo tragico e scandaloso
Per Pascal, l’uomo è grande nella sua miseria: è un essere diviso, inquieto, contraddittorio, fatto per l’infinito ma gettato nel finito. Il cristianesimo non è consolazione facile, ma scandalo della croce, paradosso dell’amore divino per il peccatore.

Non si rivolge ai credenti, ma agli indifferenti, a coloro che vivono senza interrogarsi:

“Non cercare Dio senza Gesù Cristo.”

✦ Pascal oggi
In un’epoca dominata dalla razionalità tecnico-scientifica, Pascal ci ricorda che l’uomo è molto più della sua intelligenza. Le sue riflessioni sull’incertezza, sul cuore, sulla fragilità umana parlano direttamente al XXI secolo, attraversato da crisi esistenziali, scientifiche e religiose.

La sua concezione della fede come scommessa drammatica, non dogmatica, lo rende un interlocutore potente tanto per il credente quanto per il laico.

✦ Curiosità
Pascal è il nome dell’unità di misura della pressione.

La Pascalina è una delle prime macchine da calcolo meccaniche.

I suoi scritti scientifici anticipano l’informatica e la teoria dei giochi.

✦ Conclusione
Blaise Pascal è un pensatore dell’inquietudine. Non propone certezze, ma invita a un confronto radicale con il mistero dell’esistenza. Non costruisce un sistema, ma semina domande. In lui, la scienza e la fede non si escludono, ma si fronteggiano in un dramma interiore che ancora ci appartiene.


domenica 16 febbraio 2025

Corso di storia della filosofia: 47 Descartes 1596

Réné Descartes 1596
René Descartes (1596–1650)
L’uomo che fece della ragione il fondamento del sapere
René Descartes, latinizzato in Cartesius, è una delle figure più influenti della filosofia moderna. Nato a La Haye en Touraine (oggi Descartes, in suo onore), in Francia, nel 1596, è universalmente riconosciuto come il padre del razionalismo moderno e uno dei fondatori del pensiero scientifico. La sua celebre massima Cogito, ergo sum ("Penso, dunque sono") è diventata simbolo della ricerca di certezza e verità nella modernità.

✦ La vita e il contesto
Descartes visse in un’epoca segnata dalla crisi dell’autorità tradizionale (religiosa e scolastica), dallo scontro tra scienza e fede, e da grandi rivoluzioni intellettuali. Studiò in collegi gesuitici, si formò nel diritto, ma presto si distaccò dalla scolastica aristotelica per cercare un nuovo metodo di conoscenza, capace di garantire certezze assolute.

Vissuto a lungo in Olanda, lontano dai tumulti religiosi e politici della Francia, viaggiò molto in Europa e fu anche testimone diretto delle tensioni della Guerra dei Trent’Anni. Morì a Stoccolma nel 1650, dove si era recato per istruire la regina Cristina di Svezia.

✦ Il metodo cartesiano: dal dubbio alla verità
1. Il dubbio radicale
Per Descartes, il sapere tradizionale era incerto. Decide quindi di dubitare di tutto ciò che poteva essere messo in discussione: i sensi ingannano, i sogni sono indistinguibili dalla veglia, anche le verità matematiche potrebbero essere frutto di un genio maligno.

Ma da questo dubbio universale nasce una prima certezza: il fatto stesso di dubitare implica un pensiero, e il pensiero implica un soggetto pensante.

Cogito, ergo sum
"Penso, dunque sono"

2. Le regole del metodo
Nel Discorso sul metodo (1637), Descartes propone quattro regole per guidare la ragione:

Evidenza: accettare solo ciò che appare chiaro e distinto.

Analisi: scomporre ogni problema nei suoi elementi più semplici.

Sintesi: ricostruire il problema passo dopo passo.

Enumerazione: verificare di non aver trascurato nulla.

Questo metodo ha influenzato profondamente la scienza moderna, introducendo l’idea di ragione come strumento universale di conoscenza.

✦ Dualismo e metafisica
1. Il dualismo cartesiano
Nel Meditationes de prima philosophia (1641), Descartes distingue tra due sostanze:

Res cogitans: la sostanza pensante (l’anima, la mente)

Res extensa: la sostanza estesa (la materia, il corpo)

L’uomo è unione di anima e corpo, ma questi due ambiti sono separati e distinti. Questo dualismo influenzerà profondamente la filosofia successiva, ma anche la scienza, creando la separazione tra mente e corpo.

2. La prova dell’esistenza di Dio
Per Descartes, Dio è garante della verità. Dopo aver trovato la certezza del cogito, egli dimostra l’esistenza di Dio come essere perfetto, causa del nostro concetto di perfezione, e fondamento della realtà esterna. Dio non è ingannatore: quindi il mondo esiste realmente e le nostre percezioni possono essere affidabili, se chiare e distinte.

✦ Descartes scienziato
Descartes fu anche matematico e fisico: è il fondatore della geometria analitica, che unisce algebra e geometria. La sua idea di universo meccanicistico (basato su leggi matematiche e movimento della materia) anticipa la fisica moderna.

Tuttavia, rifiutava il vuoto e la forza di gravità come attrazione a distanza: per lui tutto avveniva tramite contatto meccanico, con vortici e movimenti della materia.

✦ L’eredità di Descartes
Il razionalismo cartesiano influenzerà profondamente Spinoza, Leibniz e l’intera modernità.

Il suo metodo scientifico sarà alla base della rivoluzione scientifica.

Il dualismo mente-corpo diverrà un problema filosofico centrale per secoli, fino alle neuroscienze odierne.

✦ Descartes oggi
Nel mondo contemporaneo, in cui i confini tra intelligenza artificiale, mente umana e corpo biologico si fanno incerti, Descartes è ancora attuale. Le sue domande su ciò che è certo, sul rapporto tra mente e corpo, sull’identità del soggetto pensante restano più vive che mai.

“Per cercare la verità è necessario una volta nella vita mettere tutto in dubbio.”
— René Descartes

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