giovedì 2 gennaio 2025

Corso di storia della filosofia: Filosofia ellenistica e romana


Filosofia ellenistica e romana (IV sec. a.C. – III sec. d.C.)


Dopo la morte di Aristotele, il panorama filosofico del mondo greco conobbe una profonda trasformazione. Le grandi scuole sistematiche dell’Accademia e del Liceo lasciarono spazio a una pluralità di voci, ciascuna impegnata a rispondere alla stessa, urgente domanda: come vivere bene in un mondo che appare incerto, mutevole, e spesso ostile?

Lo Stoicismo: vivere secondo ragione e natura

Nacque così, nel cuore di Atene, una scuola destinata a influenzare profondamente l’etica dell’Occidente: lo Stoicismo. Fondata da Zenone di Cizio, questa dottrina proponeva un’esistenza fondata sul dominio di sé, sull’accettazione razionale degli eventi e sull’armonia con l’ordine cosmico, il logos. Lo Stoico è colui che non si lascia travolgere dalle passioni, ma le domina con la forza della ragione. In epoca romana, figure come Seneca, Epitteto e Marco Aurelio resero lo stoicismo una guida pratica per affrontare la vita pubblica e interiore: un’armatura morale per uomini impegnati nella realtà spesso violenta dell’Impero.

L’Epicureismo: la saggezza del piacere sobrio

In aperto contrasto con lo stoicismo, Epicuro, ad Atene, elaborò un’altra via: quella del piacere sobrio. Lungi dall’essere un invito all’edonismo sfrenato, l’Epicureismo insegnava che la felicità risiede nell’assenza di dolore (aponia) e di turbamento (atarassia). Il piacere, dice Epicuro, è il bene supremo, ma va cercato con misura, evitando eccessi e desideri inutili. La sua visione del mondo era atomista e materialista, erede della tradizione di Democrito. In Lucrezio, poeta e filosofo romano, questa visione divenne canto: il De rerum natura fu il tentativo di spiegare l’universo senza ricorrere agli dèi, ma alla ragione e alla scienza.

Lo Scetticismo: la sospensione del giudizio

A fronte di tante dottrine in competizione, una voce ancora più radicale si fece strada: quella dello Scetticismo. Pirrone di Elide, e poi Sesto Empirico, sostennero che nessuna conoscenza certa fosse possibile. Ogni opinione può essere contrastata da un’opinione opposta altrettanto plausibile: meglio allora sospendere il giudizio (epoché), vivere senza certezze, e così raggiungere la tranquillità dell’animo. Non l’assenza di dolore, né la virtù, ma il silenzio del dubbio diventava il cammino verso la pace.

Il Neoplatonismo: l’ascesa dell’anima verso l’Uno

Quando l’antico mondo iniziava ormai a confondersi con quello cristiano, emerse una nuova sintesi del pensiero greco: il Neoplatonismo. Con Plotino, filosofo del III secolo d.C., Platone fu reinterpretato in chiave mistica. Tutto ciò che esiste emana da un principio primo, l’Uno, ineffabile e perfetto. L’anima, esiliata nel mondo sensibile, deve risalire verso di lui attraverso la purificazione e la contemplazione. Con Porfirio e Proclo, questa corrente divenne la filosofia ufficiale di un mondo che si stava trasformando: ponte tra paganesimo e cristianesimo, tra razionalità greca e religione rivelata.

In questo lungo intermezzo tra l’antichità classica e il Medioevo, la filosofia non si spense, ma si fece intima, pratica, spirituale. Lontana dall’accademia, essa divenne guida morale per l’uomo che cercava un senso in un mondo sull’orlo della metamorfosi.

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